Morta dopo essere stata lasciata per 6 giorni senza cibo né acqua dalla madre: è questa la tragica storia della piccola Diana, passata a miglior vita a neanche 2 anni d’età. E non era neanche la prima volta che succedeva: le indagini portate avanti dalle forze dell’ordine, infatti, hanno evidenziato come il comportamento sconsiderato della madre della bambina fosse in realtà reiterato nel tempo.
La donna, di 37 anni e di nome Alessia Pifferi, era solita allontanarsi per andare a fare visita al fidanzato a Bergamo e come le altre volte non si era minimamente preoccupata di accertarsi delle condizioni della bambina prima di riprendere a spostarsi.
Una volta scoperto l’orrore, i carabinieri si sono recati nell’abitazione per un controllo e hanno trovato una boccetta di ‘En’, un ansiolitico, svuotata per tre quarti. L’ipotesi più accreditata è che Alessia abbia fatto bere il contenuto a Diana per stordirla e far sì che non piangesse durante la sua assenza, allertando dunque i vicini.
Se in un primo momento ha tentato di giustificarsi parlando di una babysitter a cui aveva affidato la figlia, con il passare delle ore la donna è crollata nel corso di un interrogatorio e ha confessato di aver considerato che «sarebbe potuta finire così». La vittima, infatti, viveva in un stato di abbandono e di malnutrizione.
Stando ai racconti dei vicini, Diana non avrebbe mai mosso un passo e appariva «poco sviluppata», non essendo mai stata neanche da un pediatra. È plausibile dedurre che quella bambina, Alessia non l’aveva mai voluta – essendo frutto di una relazione clandestina – e il ruolo di madre le risultava troppo stretto. Accortasi solo al settimo mese di essere incinta, al tempo aveva anche partorito in casa.
In tutta questa vicenda il padre naturale della bambina è venuto a conoscenza dell’esistenza della figlia solo quando la donna è stata denunciata per omicidio volontario premeditato.
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