Domenica pomeriggio, durante la messa in onda della trasmissione Mezz’ora in più, condotta dalla giornalista Lucia Annunziata, il leader di Azione Carlo Calenda ha annunciato che il suo partito avrebbe abbandonato la coalizione di centrosinistra, a cui aveva aderito solo pochi giorni prima.
Il 2 agosto il Partito Democratico e la federazione di partiti composta da Azione e +Europa avevano firmato un patto politico per la formazione di una nuova coalizione in vista delle elezioni del 25 settembre. L’accordo prevedeva, tra le altre cose, una spartizione dei collegi uninominali (ovvero quelli in cui, secondo la legge elettorale Rosatellum, è in vigore il sistema maggioritario) tra le due forze politiche con un rapporto di 70 collegi al Partito Democratico ogni 30 assegnati ad Azione/+Europa. L’eventuale entrata di nuove forze politiche all’interno della coalizione avrebbe, dunque, influenzato il numero di seggi assegnati ad entrambi i partiti.
Conseguentemente all’annuncio dell’accordo tra il Partito Democratico e la federazione di partiti composta da Sinistra Italiana e Europa Verde, avvenuto sabato, il leader di Azione Calenda aveva lasciato trasparire il suo malcontento. Nei giorni precedenti all’annuncio il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni aveva attaccato più volte Calenda, soprattutto riguardo il sostegno di quest’ultimo alla cosiddetta “agenda Draghi“, un’espressione che i partiti che hanno votato la fiducia al Presidente del Consiglio Mario Draghi stanno utilizzando per rivendicare la propria scelta di buon senso nel sostenere la sua azione politica. In un tweet, Fratoianni ha sottolineato come lo stesso Draghi abbia negato l’esistenza di un’agenda che porti il suo nome, invitando Calenda a «correre in cartoleria a comprarsene un’altra».
C’erano stati forti attriti anche con il portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli che, durante la trasmissione di La7 La corsa al voto condotta dal giornalista Paolo Celata, aveva detto che Calenda «non va trattato come un bambino capriccioso, va educato».
Le reciproche accuse tra i leader dei tre partiti sono continuate per giorni, e il leader di Azione ha più volte fatto appelli piuttosto espliciti perché Fratoianni e Bonelli rivedessero le loro posizioni specialmente sulle questioni ambientali, soprattutto riguardo l’opposizione ai rigassificatori e agli inceneritori. Per di più, proprio il 2 agosto, il giorno della firma dell’accordo tra il Partito Democratico e Azione/+Europa, Fratoianni aveva votato contro l’adesione di Finlandia e Svezia nella NATO: un voto in netto contrasto con la posizione fortemente a favore della permanenza nella NATO e di supporto all’alleanza espressa dal Partito Democratico e da Azione/+Europa.
Nella serata di sabato c’era stato anche l’annuncio di un ulteriore accordo tra il Partito Democratico e Impegno Civico, il nuovo partito fondato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e da Bruno Tabacci, ex presidente di Centro Democratico. Dopo la definizione dei tre accordi tra il Partito Democratico e gli altri tre partiti e federazioni di partiti che avrebbero composto la coalizione di centrosinistra, il magazine YouTrend ha pubblicato la nuova distribuzione dei collegi uninominali tra Camera e Senato tra le varie forze politiche: 125 collegi sarebbero stati assegnati al Partito Democratico; 54 ad Azione/+Europa; 31 a Sinistra Italiana/Europa Verde; 11 a Impegno Civico.
Durante il suo intervento a Mezz’ora in più, Calenda ha detto che i deputati e i senatori di Sinistra Italiana e Europa Verde hanno votato per 54 volte contro la fiducia al governo di Mario Draghi, e che un’alleanza con loro non sarebbe stata coerente rispetto alla scelta del Partito Democratico di rompere l’alleanza con il Movimento 5 Stelle per via del mancato voto di fiducia del partito del presidente Giuseppe Conte, che aveva determinato le dimissioni del Presidente del Consiglio. Calenda si è detto fortemente dispiaciuto della scelta compiuta, definendola come la più difficile della sua carriera politica.
È ora probabile che Azione cerchi un accordo politico con Italia Viva, il partito dell’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi, per la formazione di quello che Renzi definisce “terzo polo”, con riferimento ad una coalizione collocata politicamente al centro tra quella dei due poli composti dal centrosinistra e dal centrodestra. Questo scenario è reso più probabile dal fatto che dalla dirigenza di +Europa, il partito della senatrice Emma Bonino, circoli una notizia legata all’intenzione di rispettare gli accordi presi con il Partito Democratico, rompendo di fatto la federazione con Azione, che dunque si vedrebbe costretta a raccogliere le firme per poter presentare il proprio simbolo a queste elezioni. I partiti dovranno presentare i simboli da inserire nella scheda elettorale tra le ore 8 del 44° giorno e le ore 16 del 42° giorno precedente il voto, quindi tra il 12 e il 14 agosto, e per presentare il proprio simbolo i partiti devono raccogliere 750 firme per ognuno dei 49 collegi plurinominali della Camera, dunque circa 36.750 firme. Un’impresa che appare particolarmente ardua in tempi così ristretti.
Attualmente, la coalizione di centrosinistra pare sia composta da Partito Democratico, Sinistra Italiana e Europa Verde, Impegno Civico e +Europa, ma non è chiaro se possano esserci ulteriori cambiamenti di scenario nei prossimi giorni.
Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha commentato l’intervista di Calenda su Twitter, scrivendo che «l’unico alleato possibile per Calenda sia Calenda».
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