La Cappella di Sansevero ospita le meravigliose Statue della Virtù.
La Cappella è principalmente nota per ospitare la spettacolare creazione del Cristo Velato ma, altrettanto strabilianti, sono le dieci meravigliose Statue della Virtù che essa ospita.
La Cappella di Sansevero, nel cuore del centro storico di Napoli, deve la sua creazione alla genialità e all’indole creativa creativa del principe Raimondo di Sangro. Quando si parla del principe di Sansevero e della grande eredità che ci ha lasciato, la mente va inevitabilmente al capolavoro del Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino. Meritevole di attenzioni e considerazione è, però, anche il significativo corredo di statue che adorna la Cappella Sansevero.
Le statue vennero realizzate seguendo un progetto ideato e voluto da Raimondo di Sangro in persona. Perno di questo complesso di opere scultoree sono le cosiddette statue della Virtù. Nove dedicate alle consorti di alcuni membri della famiglia di Sangro ed una, Disinganno, dedicata ad Antonio di Sangro, padre del principe Raimondo.
La prima di queste statue prende il nome di Amor Divino ed è dedicata a Giovanna di Sangro, moglie del quinto principe di Sansevero, Giovan Francesco di Sangro. Raffigurante un giovane che, avvolto in un mantello, tiene un cuore fiammeggiante nella mano destra, è emblema dell’amore mistico che la donna aveva per l’Altissimo. È attribuita a Francesco Queirolo.
Amor Divino
Decoro, scolpita da Antonio Corradini, è dedicata alla prima ed alla seconda moglie di Giovan Francesco di Sangro, terzo principe di Sansevero, ed esalta proprio il decoro che queste donne ebbero in vita. Tale virtù è raffigurata da un giovinetto seminudo, coperto dalla pelle di leone. Tale raffigurazione esalta la vittoria dello spirito umano sulla natura ferina. Sulla colonnina sulla quale il giovane si poggia, domina la scritta: “sic floret decoro decus” (così la bellezza rifulge per decoro).
Dominio di sé stessi è dedicata alla nonna materna del principe Raimondo. La virtù della donna viene raffigurata da un gladiatore romano che con una catena domina un leone. Anche in questo caso viene esaltata la capacità dell’intelletto umano che è in grado di controllare l’istinto. È stata scolpita da Francesco Celebrano.
Educazione è la statua dedicata alla prima ed alla seconda moglie di Paolo di Sangro, secondo principe di Sansevero. Viene raffigurata una donna intenta ad istruire un fanciullo che reca in mano il De officiis di Cicerone, testo ritenuto indispensabile per la comprensione del problema della morale. È stata scolpita da Francesco Queirolo.
Liberalità è dedicata alla consorte del quarto principe di Sansevero. La cornucopia traboccante di oro e gioielli, tenuta nella mano destra della donna idealizzata, e il compasso nella sinistra simboleggiano generosità ed equilibrio. L’aquila, collocata simmetricamente rispetto la cornucopia, è indice di forza e temperanza. È stata scolpita da Francesco Queirolo.
Zelo della religione è dedicata alle mogli del fondatore della cappella. La devozione delle donne viene celebrata dalla figura di un vegliardo che porta nella mano destra la fiaccola della verità, mentre nella sinistra una sferza per punire il sacrilegio. Allo stesso tempo calpesta un libro dal quale fuoriescono le serpi dell’eresia e del peccato. È opera di Fortunato Onelli, Francesco Celebrano e altri artisti.
Soavità del giogo coniugale è dedicata alla moglie del primogenito di Raimondo. Viene raffigurata una donna dal ventre largo che nella mano sinistra tiene un giogo piumato, mentre nella destra due cuori fiammeggianti sono simboli di amore profondo e reciproco. È stata scolpita da Paolo Persico.
Sincerità è dedicata alla moglie di Raimondo di Sangro, Carlotta Gaetani. Una donna tiene tra le mani un cuore ed un caduceo, simboli di amore, carità e ragione. In basso un putto alato simboleggia la fedeltà e la purezza del rapporto matrimoniale. È opera di Francesco Queirolo.
Pudicizia venne dedicata da Raimondo all’insostituibile madre. La scultura presenta un velo di grande bellezza che avvolge una donna. Lo sguardo perso nel tempo e la lapide spezzata denunciano una morte eccessivamente precoce, un’anima volata via troppo presto e scolpiscono, per sempre, nella pietra il grande dolore di un figlio che ha perso la propria madre. È stata scolpita da Antonio Corradini.
Disinganno insieme a Pudicizia e al Cristo Velato costituisce un trittico di opere importantissime, tra le più belle della cappella. Dedicata, come detto, al padre Antonio il quale dopo la prematura morte della moglie si abbandonò ad una vita avventurosa e sconsiderata. Pentitosi, scelse di dedicarsi alla vita sacerdotale. Il gruppo scultoreo ci parla di un uomo che si libera dal peccato, simboleggiato da una rete. Un genietto alato, rappresentante l’intelletto, aiuta l’uomo a riacquistare la sua libertà. Ai piedi del soggetto il globo, luogo delle passioni mondane e la Bibbia, guida per l’uomo di fede ma anche una delle “grandi luci” della Massoneria. È un’opera di Francesco Queirolo.
Fonti e immagini: Museo Sansevero (sito ufficiale)
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