venerdì, Novembre 22, 2024
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Ilde Terracciano, data in sposa a 13 anni a un uomo con il triplo dei suoi anni: ‘Mia madre lo fece per liberarsi di me’

Quella di Ilde Terracciano, data in sposa a un uomo con il triplo dei suoi anni quando lei ne aveva solo 13, è una storia agghiacciante che figura il 5 gennaio 1969 come data in cui la sua vita è cambiata per sempre. Come ha raccontato la stessa donna ai microfoni di Fanpage, «Mia madre era rimasta vedova e voleva liberarsi di me, perché frequentava altri uomini. Così quando si è presentato quest’uomo di 30 anni per chiedere di fidanzarsi con me, lei ha acconsentito. Gli ha dato 50mila lire e mi ha fatto portare via. Avevo 12 anni».

Un prologo che fa trasparire tutta l’ignoranza e la disperazione che si respiravano in quel periodo a Ottaviano, città in cui Ilde è cresciuta e dove si è celebrato il matrimonio. Pietro, lo sposo, era un pregiudicato che gestiva diversi bordelli nell’area del Napoletano e non ci è voluto molto per far sì che la sua sposa bambina portasse in grembo il loro primo figlio, frutto di uno stupro.

«Quando lo vedevo mi facevo la pipì addosso… mi faceva ribrezzo il suo contatto, ma mia madre insisteva che era il mio fidanzato e dovevo lasciarlo fare. A un certo punto lui pretese di ‘consumare’ il fidanzamento, ma io ero vergine, così portò a casa una prostituta e volle che li guardassi per ‘imparare’». Dopo una serie di maltrattamenti, come accennato, l’uomo raggiunge il suo obiettivo: «Finalmente riuscì a violentarmi nel letto di mia madre, restai incinta e lei, per tutta risposta, iniziò a preparare le nozze come se fosse un matrimonio normale».

Il matrimonio, però, non dura a lungo perché Pietro, che la donna appella con il nome di ‘orco’, viene arrestato per sfruttamento della prostituzione. A quel punto Ilde, che intanto era diventata ancora madre, implora la madre di prendere i bambini e scappare con lei, «ma non volle e per paura che la denunciassi, mi fece internare in manicomio».

Davanti a un quadro del genere, la protagonista di questo racconto non può far altro che il possibile per cavarsela da sola e dopo essere ricorsa a qualsiasi mezzo, anche illegale, per sopravvivere, avviene la svolta: viene arrestata. E in carcere ritrova la prostituta che tempo addietro avrebbe dovuto insegnarle come unirsi carnalmente a un uomo. «La riempii di botte».

Frutto di questa esperienza è stato, anni dopo, un libro dal titolo ‘Scappa a piedi nudi’ in cui ha riversato tutti i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Seppur a fatica, ha aperto una sua attività, ha avuto altri tre figli e ha ottenuto l’annullamento di quell’unione sbagliata che ha segnato la sua esistenza. «Mia madre ha perso la testa, ma il prete, il vescovo di Nola, il giudice per i minorenni, come hanno potuto acconsentire a questo matrimonio maledetto?» si chiede tutt’oggi.

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