giovedì, Settembre 19, 2024
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La Camera ha votato la fiducia al governo Meloni

La Camera dei Deputati ha votato la fiducia al governo Meloni.

La fiducia è passata con 235 voti a favore, 154 contrari e 5 astenuti. La maggioranza del centrodestra alla Camera è di 237 deputati su 400, ma i due voti mancanti sono del presidente della Camera Lorenzo Fontana e del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che era assente.

Il voto è avvenuto per appello nominale, come stabilito dai regolamenti parlamentari, e dunque il voto di ogni parlamentare è noto, motivo per il quale non ci sono state particolari sorprese nel voto di oggi. Per ottenere la fiducia, il governo ha bisogno della maggioranza di entrambe le camere. È quindi necessario che domani anche al Senato il voto di fiducia ottenga la maggioranza perché il governo possa svolgere le proprie funzioni. Si tratta, tuttavia, di una formalità, dato che il governo Meloni ha l’appoggio di un’ampia maggioranza parlamentare in entrambe le Camere.

La seduta della Camera era cominciata stamattina con il primo discorso del Presidente del Consiglio, nel quale aveva esposto i punti programmatici che guideranno l’azione del suo governo. I passaggi più rilevanti del discorso di Meloni hanno riguardato la riaffermazione del posizionamento internazionale dell’Italia, la riforma per trasformare l’Italia in una repubblica semipresidenziale (già esposta nel programma della coalizione di centrodestra, sebbene con pochi riferimenti alle modalità di attuazione), la critica alle politiche assistenzialiste, con particolare riferimento, secondo quanto detto da Meloni, al reddito di cittadinanza, e i tre punti cardine del nuovo patto fiscale, tra cui la cosiddetta pace fiscale, sostanzialmente un ulteriore condono agli evasori fiscali.

Un ulteriore passaggio particolarmente ripreso del discorso del Presidente del Consiglio ha riguardato l’affermazione del forte distanziamento dal fascismo, e in particolare dalle leggi razziali del 1938 che Meloni ha definito «il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre». «Libertà e democrazia sono gli elementi distintivi della civiltà europea contemporanea nei quali da sempre mi riconosco. E dunque, a dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto, non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici. Per nessun regime, fascismo compreso», ha detto Meloni durante il suo discorso.

Nel pomeriggio, poi, ci sono state le repliche dei deputati dei vari gruppi parlamentari. I deputati della maggioranza parlamentare, quelli della coalizione di centrodestra composta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati hanno utilizzato il tempo a propria disposizione per complimentarsi, innanzitutto, con il Presidente del Consiglio e augurare un buon lavoro al suo governo, per poi riprendere nella maggior parte dei casi alcuni dei punti del suo discorso programmatico. Le opposizioni, invece, hanno contestato a Meloni di aver proposto poche soluzioni concrete sui temi affrontati, o di non averne affrontati alcuni specifici. Nella sua replica, il Presidente del Consiglio si è rivolta direttamente ai deputati dell’opposizione, citandoli uno per uno.

Al termine della replica, Meloni ha poi detto che «l’unica cosa che chiedo è di essere giudicata per quello che davvero dico, penso e faccio», e ha poi sottolineato che «dialogare con gli avversari, anche con forza, con veemenza, non è una cosa che mi spaventa, ma riconoscendo che in quel partito c’è una legittimazione che viene dalla democrazia della nazione: questo non serve all’avversario, ma serve alla credibilità delle nostre istituzioni, al ruolo della politica. Un ruolo a cui la politica da tempo ha abdicato e che oggi vogliamo contribuire a restituirle: credibilità per la politica, credibilità per le sue istituzioni, credibilità per questa nazione».

I gruppi parlamentari hanno poi annunciato le proprie intenzioni di voto con l’intervento dei capigruppo parlamentari e dei leader di partito. Tra gli interventi più significativi, quello del deputato e presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e del deputato e segretario dimissionario del Partito Democratico Enrico Letta. Entrambi hanno aspramente criticato il discorso di Giorgia Meloni, annunciando poi che non i propri gruppi parlamentari non avrebbero votato la fiducia al suo governo.

 

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