venerdì, Novembre 22, 2024
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Assalto alle istituzioni in Brasile: cos’è successo

Domenica 8 gennaio, alcune migliaia di sostenitori dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro hanno assaltato le sedi delle istituzioni a Brasilia, la capitale del Brasile, per protestare contro il risultato delle ultime elezioni, tenutesi domenica 30 ottobre e vinte da Luiz Inácio Lula da Silva, detto Lula.

I sostenitori di Bolsonaro hanno preso d’assalto la sede del parlamento, della Corte suprema e dell’ufficio del presidente, il Palácio do Planalto. La collocazione dei tre edifici è sull’Asse monumentale, una strada di Brasilia in cui si trovano molti importanti edifici governativi e sedi diplomatiche.

Un elicottero dell’esercito brasiliano tenta di disperdere i manifestanti (AP Photo/Eraldo Peres)

Secondo diversi analisti, l’attacco alle sedi istituzionali brasiliane non rappresenta una sorpresa e, anzi, era stato ampiamente anticipato. I rivoltosi si erano organizzati da diverse settimane sui social network, in particolare su Telegram, TikTok e Twitter. Migliaia di sostenitori di Bolsonaro avevano organizzato per domenica quella che in portoghese avevano definito una «Festa da Selva». “Selva”, in Brasile, è un tipico saluto militare e un grido di battaglia. Nel tentativo di evitare l’eventuale censura i rivoltosi avevano cambiato una lettera a “Selva”, parlando di una «Festa da Selma», intendendo l’occupazione violenta dei palazzi delle istituzioni brasiliane. A partire dal 5 di gennaio, e per tutta la settimana, su Twitter in Brasile “Festa da Selma” era stato un trending topic, ovvero una delle espressioni più usate e cercate.

Durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali in Brasile, l’allora presidente Jair Bolsonaro aveva utilizzato una retorica particolarmente aggressiva, volta a demonizzare il suo diretto avversario Lula. In un’occasione, il 28 agosto, durante un incontro con alcuni rappresentanti della chiesa evangelica pentecostale, Bolsonaro aveva addirittura dichiarato, in riferimento all’esito delle elezioni presidenziali, che «ci sono solo tre alternative per me: vincere, essere arrestato o essere ucciso. E vi assicuro che non andrò mai in prigione». Il presidente uscente ha poi più volte discusso in pubblico della validità del sistema di voto elettronico, introdotto in Brasile nel 1996, sebbene numerose verifiche abbiano dimostrato il corretto funzionamento dei macchinari. Bolsonaro si è poi rifiutato di riconoscere la vittoria del suo avversario.

Bolsonaro non aveva presenziato al passaggio di consegne di inizio anno, previsto il primo gennaio per la cerimonia di insediamento del presidente Lula. L’ex presidente si era, invece, trasferito in Florida due giorni prima, il 30 dicembre, ospite di un lottatore di arti marziali miste (MMA). In Florida, d’altronde, risiede l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, e secondo diversi commentatori, la fuga negli Stati Uniti di Bolsonaro non sarebbe stata casuale.

Le similitudini tra l’assalto alle istituzioni brasiliane e quello al Congresso degli Stati Uniti del 6 gennaio del 2021 sono numerose. Le accuse di brogli elettorali erano state, e sono ancora, centrali nelle teorie complottiste dei sostenitori di Trump e dello stesso ex presidente degli Stati Uniti. La giornalista statunitense Anne Applebaum ha scritto sull’Atlantic che «le rivoluzioni democratiche sono state contagiose, per lungo tempo. Ora sappiamo che possono esserlo anche quelle antidemocratiche».

Le persone arrestate in seguito all’assalto sono state 1.500, secondo quanto dichiarato dal ministro della Giustizia e della Sicurezza pubblica del Brasile, Flavio Dino. Oltretutto, il governatore del distretto federale di Brasilia, Ibaneis Rocha, è stato sospeso dal suo incarico per 90 giorni dalla Corte suprema brasiliana. Commentando la sua sospensione, Alexandre de Moraes, giudice della Corte suprema brasiliana, ha detto che quel che è successo «è potuto succedere solo grazie al consenso, e anche all’attiva partecipazione, delle autorità competenti per la sicurezza e l’intelligence, dato che l’organizzazione della manifestazione era nota e conosciuta, e anticipata dalla stampa». Ibaneis Rocha aveva espresso il suo appoggio per Bolsonaro prima del ballottaggio presidenziale dello scorso 30 ottobre.

Il presidente brasiliano Lula visita la sede assaltata dell’ufficio presidenziale (AP Photo/Eraldo Peres)

Si dovrà aspettare l’esito di indagini maggiormente approfondite per capire cosa sia successo e quale sia stata l’effettiva responsabilità dell’ex presidente Bolsonaro nella vicenda. Bolsonaro, oltretutto, è stato ricoverato nella giornata di ieri all’AdventHealth Celebration, un ospedale fuori Orlando, in Florida, a causa di forti dolori addominali. L’agenzia di stampa Reuters, citando fonti vicine alla famiglia, ha scritto che le condizioni dell’ex presidente «non sono preoccupanti».

 

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