venerdì, Novembre 22, 2024
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Partito Democratico: accordo raggiunto sulla modalità di voto delle primarie

Mercoledì sera, durante la direzione nazionale del Partito Democratico, è stato trovato un accordo riguardo le modalità di svolgimento delle primarie per eleggere il prossimo segretario o la prossima segretaria del partito.

La direzione nazionale è una grande riunione dei più importanti esponenti e dirigenti del Partito Democratico durante la quale vengono discusse, come in questo caso, le principali decisioni che influenzano e determinano il futuro del partito.

Il segretario dimissionario del Partito Democratico Enrico Letta (Wikimedia Commons, Niccolò Carranti)

Durante la direzione di ieri sono state prese due grosse decisioni. La prima è stata lo slittamento della data delle primarie dal 19 febbraio al 26 febbraio. Questa prima decisione era stata largamente anticipata e avallata dai quattro candidati alla segreteria: Stefano Bonaccini, l’attuale presidente dell’Emilia-Romagna; Elly Schlein, deputato del Partito Democratico e vicepresidente dell’Emilia-Romagna fino a poco tempo fa; Paola De Micheli, ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti tra il 2019 e il 2021; Gianni Cuperlo, storico e apprezzato esponente del partito, già candidato alle primarie nel 2013, quando perse con ampio distacco contro Matteo Renzi.

La seconda decisione, invece, che era stata preceduta da grandi discussioni ed incontri precedenti alla direzione, riguardava una proposta di Schlein a proposito delle modalità di voto. In sostanza, Schlein aveva proposto di dare la possibilità di partecipare anche online alle primarie per scegliere il nuovo segretario o la nuova segretaria del partito. La deputata del Partito Democratico aveva motivato la sua proposta spiegando che il voto online consentirebbe un «allargamento della comunità democratica», cioè di coinvolgere «quei mondi che negli ultimi tempi si sono sentiti lontano dal partito: terzo settore, comitati che lottano contro le disuguaglianze e per la salvaguardia del clima, il mondo sindacale, quello che lavora nella scuola e nell’accoglienza». Elly Schlein, in effetti, è maggiormente sostenuta dai simpatizzanti e dagli elettori del partito, piuttosto che dai suoi funzionari ed eletti, più abituati a frequentarne le sedi fisiche, e sarebbe la candidata a beneficiare di più, verosimilmente, dalla possibilità di votare online.

La deputata e candidata alla segreteria del Partito Democratico Elly Schlein (Adnkronos)

Durante la direzione è stato raggiunto un compromesso, comunque molto lontano dalla proposta originaria della deputata.

La mozione approvata prevede che sia possibile votare online solo per problemi di salute, per «inabilità personale» o per «eventuali gravi motivi». Le regole nel dettaglio saranno stabilite in un secondo momento, ma sembra che con “gravi motivi” si intenda chi è impossibilitato a raggiungere il luogo fisico in cui votare, magari perché abita molto lontano da una sezione o perché si trova all’estero. Per poter votare online bisognerà registrarsi entro il 12 febbraio.

La proposta di Schlein era stata molto osteggiata, in particolare da De Micheli, mentre Cuperlo era apparso maggiormente possibilista. Bonaccini, invece, che attualmente appare il grande favorito per la segreteria, è intervenuto in maniera decisiva per sbloccare la situazione di stallo. Secondo quanto scritto da Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera, Bonaccini, avrebbe aperto al compromesso perché preoccupato che gli esponenti del Partito Democratico potessero essere visti «come marziani» per via della lunga discussione sulle regole interne.

Il presidente dell’Emilia-Romagna e candidato alla segreteria del Partito Democratico Stefano Bonaccini. (Copyright: (c) 2019 Francesco Pierantoni (all rights reserved))

Un editoriale pubblicato sul Foglio dal fondatore ed ex direttore del giornale Giuliano Ferrara è stato particolarmente ripreso e commentato. Nell’articolo, Ferrara critica duramente le attuali discussioni interne al partito, denunciando una grave mancanza di iniziativa che sarebbe alla base dell’attuale tracollo nei consensi. Secondo Ferrara «parlare solo di diritti e alleanze, dividersi su immagini e persone che dovrebbero incarnarle, diluire la stagione delle decisioni di potere interno, mimare la democrazia elettorale e riprodurla su scala minore, queste non sono soluzioni per tenere la barra del timone, per affrontare una burrasca, per contendere il consenso e lo spazio politico a altri soggetti».

L’accordo di ieri è stato approvato quasi all’unanimità. Ci sono stati 9 astenuti e un voto contrario (la direzione ha oltre 200 membri).

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