Secondo la Banca Mondiale, stando agli ultimi dati raccolti, il primo obiettivo dell’Agenda 2030, ovvero la diminuzione della povertà globale, non sarà raggiunto.
Ogni anno, all’apertura del World economic forum di Davos, Oxfam International presenta alcuni dati alternativi sull’economia globale. Non le cifre sulla crescita del pil o degli scambi commerciali, bensì quelle che testimoniano le disuguaglianze che dividono l’umanità. Da un lato c’è chi accumula ricchezze, dall’altro chi si deve accontentare delle briciole.
Come riportato dalla pagina Fb di LifeGate, nel biennio 2020-2021 nel mondo è stata generata nuova ricchezza. Il problema sta nel fatto che è finita per la maggior parte (il 63 per cento) nelle mani dell’1 per cento più ricco dell’umanità. Nel decennio 2012-2021 tale percentuale era pari al 54 per cento. A partire dal 2020, per ogni dollaro guadagnato da qualcuno che fa parte del 90 per cento più povero dell’umanità, c’è stato un miliardario che ne ha intascati 1,7 milioni.
Nel frattempo, 1,7 miliardi di persone vivono in stati in cui l’inflazione supera l’incremento medio dei salari. Hanno quindi visto calare il proprio potere di acquisto. Per la prima volta in un quarto di secolo, la povertà nel mondo è aumentata: oggi riguarda 860 milioni di persone, cioè l’11 per cento dell’umanità. Tant’è che la Banca mondiale ha detto che il primo obiettivo dell’Agenda 2030, sconfiggere la povertà, non sarà raggiunto.
(Fonte LifeGate)
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