venerdì, Novembre 22, 2024
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La storia di Mory, 35enne ivoriano colpito da tubercolosi e guarito a Napoli

La storia di Mory, 35enne ivoriano colpito da tubercolosi e guarito a Napoli – Una lunga odissea per raggiungere l’Italia. Poi la malattia e la paura di non farcela. Ma anche la rinascita, grazie al lavoro delle équipes del Policlinico Universitario Luigi Vanvitelli di Napoli. Quella di Mory, ivoriano di 35anni, è una storia iniziata a gennaio 2022 e arrivata al culmine a ridosso dell’Epifania del 2023, dopo un anno di cure servite a debellare una grave forma di tubercolosi e un complesso e delicato intervento chirurgico durato più di 12 ore. “L’uomo è arrivato da noi affetto da un forma diffusa di tubercolosi polmonare – spiegano i clinici – associata ad un importante accumulo di pus e ad una gravissima spondilodiscite dorsale, chiamata Morbo di Pott, che causava una grave compressione del midollo”. A causa della malattia, ad uno stadio avanzato, Mory non riusciva quasi più a respirare. Gli era impossibile anche solo stare diritto e camminare a causa dell’infezione che, dai polmoni, aveva finito col divorare parte della colonna vertebrale. Il giovane ivoriano che si è ritrovato ben presto senza lavoro e senza alcun bene. Così, in breve, per Mory è scattata tra medici e infermieri una vera e propria gara di solidarietà. Il personale del Policlinico lo ha idealmente adottato, aiutandolo a rinnovare il permesso di soggiorno, ma anche comprando a proprie spese pantofole, pigiama e piccoli beni per le necessità di ogni giorno. Per 12 mesi Mory è stato sottoposto da parte del team di malattie infettive ad un trattamento medico. Risolta l’infezione tubercolare è stato poi ricoverato presso il reparto di Ortopedia e, a ridosso dell’Epifania, i chirurghi hanno studiato e realizzato un intervento combinato di chirurgia Ortopedica (realizzato dal professor Pola) e di Chirurgia toracica (realizzato dal professor Fiorelli). Ora Mory riesce a respirare normalmente, può stare diritto in piedi e riesce già a fare i primi passi. Una rinascita che un anno fa sembrava impossibile. “La multidisciplinarietà e l’altissima specializzazione che contraddistingue le nostre unità operative – commenta il direttore Generale Ferdinando Russo – la capacità di coniugare al meglio l’anima universitaria a quella clinica, ci consente di offrire ai nostri utenti un’offerta assistenziale d’eccellenza”.

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