Le tensioni attorno alle banche e la fragilità della fiducia degli investitori sono brutalmente riemerse quest’oggi, con un crollo del titolo di Credit Suisse di quasi il 22% attorno a mezzogiorno.
A innescare il brusco movimento di Borsa, poi riverberatosi a Wall Street (che ha aperto in netto calo) è stato l’annuncio del principale azionista della banca, la Saudi National Bank, che ha annunciato di non pensare di ricapitalizzare la partecipata con ulteriori risorse.
Proprio 24 ore prima Credit Suisse aveva comunicato che il suo revisore dei conti, PwC, ha identificato «debolezze sostanziali» nei controlli sulle sue comunicazioni finanziarie.
A differenza di Silicon Valley Bank, Credit Suisse non sembra oggetto – almeno in questo momento – di una corsa dei creditori e dei depositanti al ritiro delle proprie esposizioni. Ma la fiducia del mercato è fragile e l’istituto ha dimensioni sostanziali: un bilancio con passività per 486 miliardi di franchi svizzeri (525 miliardi di euro) alla fine del 2022 e una capitalizzazione di Borsa ridotta ormai a soli 7 miliardi.
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