Di Simone Iavarone
Il 18 marzo del 1944 in piena seconda Guerra Mondiale, il Vesuvio iniziò la sua ultima eruzione.
Le colate di lava distrussero parzialmente gli abitati di Massa di Somma e San Sebastiano. Mentre l’imponente nube di cenere coprì i centri di Terzigno, Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Boscoreale e Torre Annunziata. L’evento fu accompagnato da un’intensa attività sismica che cambiò la struttura del vulcano e provocò la morte di 26 persone.
Il cratere, come lo vediamo oggi, non era così. All’interno era presente un cono dal quale fuoriusciva la lava ed e rappresentava la valvola di sfogo del vulcano. Con l’eruzione del 1944 questa struttura fu totalmente distrutta ed oggi non rimane nulla di essa, infatti ora il cratere risulta vuoto.
Quest’ultima eruzione ha poi generato l’attuale stato di quiescenza del vulcano. I materiali del 1944 hanno ostruito il condotto, tappando di fatto il condotto principale di Vesuvio. Proprio per questo motivo ci sono molte preoccupazioni per l’eventuale risveglio del vulcano. I gas generati dal magma provocherebbero senza dubbio una violentissima esplosione come ai tempi di Pompei nel 79 d.C. che potrebbe distruggere la parte superiore del cono vulcanico.
Mettendo da parte questi aspetti, la cosa preoccupante è che dopo 75 anni, ancora nessun piano di evacuazione serio è stato sottoscritto dai comuni vesuviani e dalla Protezione Civile.