sabato, Novembre 23, 2024
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Napoli in prima linea contro la turistificazione

Il capoluogo campano si prepara alla marcia del 6 aprile contro la bolla degli affitti, gli sfratti e la speculazione turistica

“Napoli ha un’identità propria, che rappresenta la sua principale forza e il suo vantaggio competitivo. L’identità va salvaguardata e, allo stesso tempo, va sfruttata per la costruzione del prodotto-destinazione Napoli” – si legge nel documento ufficiale degli Stati Generali del Turismo 2017, disponibile sul sito del Comune di Napoli. La città gode di un patrimonio artistico-culturale indiscusso, materiale e immateriale, che definisce la sua personalità, quel concetto di napoletanità che rende unico il capoluogo campano, e che merita di essere valorizzato e vissuto a pieno dalla maggior parte delle persone.

Tuttavia, sorge spontaneo chiedersi se l’identificare la città come prodotto-destinazione non possa rivelarsi anche un’arma a doppio taglio. In particolare, cosa succede se il turismo si infiltra sempre più prepotentemente nella quotidianità della città, diventando di fatto insostenibile per i cittadini?

La crescita dei flussi turistici

Se, da un lato, il turismo rappresenta uno dei principali settori economici delle città italiane, Napoli compresa, è anche vero che negli ultimi anni i flussi turistici sono cresciuti esponenzialmente, con inevitabili conseguenze sull’ambiente e sulla popolazione locale. Nel mirino, i centri storici dei poli di grande interesse culturale, che rischiano di trasformarsi in attrazioni per turisti: in altre parole, una sorta di parchi turistici a tema, realizzati ad hoc per soddisfare il pubblico e spesso caratterizzati da scenari non del tutto autentici, ma creati seguendo la retorica del luogo comune, di ciò che ci si aspetta dalla città. È evidente che il centro storico inteso in questi termini rischia di trasformarsi, nel lungo periodo, in un ambiente quasi invivibile per chi vi risiede.

L’emergenza abitativa a Napoli

Strettamente legata all’aumento dei flussi turistici non-controllati è l’emergenza abitativa, spopolamento del centro storico incluso, con evidenti conseguenze economiche, quali la chiusura delle attività artigianali e commerciali. In particolare, negli ultimi anni siamo stati testimoni dell’esplosione di intermediari immobiliari, come Airbnb e Booking. La possibilità di un guadagno veloce e poco vincolato ha spinto i proprietari di immobili a destinare una parte sempre più vasta delle loro proprietà al grande turismo. Oltre a sostenere prevalentemente un turismo a breve termine, l’ “airbnb-izzazione” contribuisce all’aumento incontrollato degli affitti, e al progressivo ed inesorabile esodo dei residenti dal centro alla periferia, in una sorta di contro-urbanizzazione.

L’aumento del costo degli affitti

In linea con altre città d’arte, a Napoli la disponibilità di locazioni per la popolazione è quasi satura, poiché parte delle soluzioni abitative viene riservata ai turisti, in forma di bed and breakfast, casa-vacanza, albergo. Di conseguenza, gli affitti tendono ad essere sempre più alti e sempre più inaccessibili per la fascia più povera della popolazione che, tra l’altro, storicamente abita proprio le aree più affette da questa trasformazione, e per gli studenti, che sempre più difficilmente riescono a trovare camere in affitto a prezzi ragionevoli.

Questo scenario diventa ancora più preoccupante se consideriamo che le statistiche sono a sfavore dei napoletani, poiché quasi la metà dei residenti è in affitto***, contro le percentuali più basse della media nazionale. È piuttosto allarmante, dunque, che nel 2017 siano state richieste circa 5000 esecuzioni di sfratto**, a fronte di un sensibile aumento della disponibilità di locali destinati a soggiorni a breve-medio-lungo termine disponibili su Airbnb (ad oggi, Napoli conta 7169 annunci, il 58.9% dei quali è costituito da case e appartamenti interi, il 40.4% da camere private e lo 0.7% da camere condivise*). Questa metamorfosi turistica deregolamentata che coinvolge la città di Napoli agisce quasi di nascosto, con un impatto significativo anche sull’aumento del costo della vita, sulla diffusione del lavoro sottopagato e sull’inquinamento.

Nonostante la gentrificazione (gentrification; secondo Treccani, “riqualificazione e rinnovamento di zone o quartieri cittadini, con conseguente aumento del prezzo degli affitti e degli immobili e migrazione degli abitanti”) sembri essere più lenta a Napoli, è facile rendersi conto di quanto la città si sia modificata negli ultimi anni, attraverso un processo di cambiamento veloce e, a tratti, brutale, incentrato sul turismo di massa. Uno fra tanti, l’esempio dei Quartieri Spagnoli, che sono diventati il punto di riferimento per quei turisti alla ricerca del folklore napoletano. Di certo, il cambiamento è positivo, perché è sintomo di evoluzione e dinamismo; tuttavia, deve essere integrato perfettamente nel processo di crescita di una città e, soprattutto, sostenibile per la sua popolazione.

La rete SET

Il problema del turismo di consumo non è esclusivamente napoletano. Da diversi anni si riflette sull’impatto dell’industria culturale, e il tema delle conseguenze socio-economiche della speculazione turistica è già stato discusso in diverse capitali europee, come Parigi, Amsterdam e Barcellona. Difatti, il tema della turistificazione interessa diversi paesi europei, tra i quali l’Italia, che si trovano costretti ad affrontarne gli effetti collaterali. Per costituire un fronte unitario rispetto al problema, è nata l’associazione internazionale SETSouth Europe facing Touristification (Sud Europa di fronte alla turistificazione), che ha identificato le principali criticità causate dal turismo di massa e anche alcune strategie di contenimento.  Oltre al problema abitativo, tra i nodi centrali evidenziati dal SET, la corruzione delle amministrazioni locali nel processo di turistificazione, e la realizzazione di opere infrastrutturali finalizzate all’incremento esponenziale, ma non necessariamente vantaggioso, dei flussi turistici.

La manifestazione di sabato 6 aprile

Per rispondere all’esigenza di mobilitazione internazionale contro la speculazione turistica, sabato 6 aprile a Napoli avrà luogo la marcia contro la bolla degli affitti e degli sfratti. La manifestazione contro la speculazione turistica partirà alle 17 da Largo Banchi Nuovi e si inserisce in un programma di iniziative più vasto, organizzate proprio da SET. A sottolineare l’impegno internazionale per far fronte al problema, nella stessa giornata, manifestazioni simili alla marcia napoletana si svolgeranno a Barcellona e a Berlino, mentre a Siviglia i rappresentanti del SET si incontreranno per discutere delle principali tematiche inerenti alla turistificazione.

Come afferma il manifesto della marcia, l’appello alla partecipazione non è rivolto solo a chi è direttamente coinvolto, come studenti, precari, sfrattati, e a chi vive nei quartieri del centro, ma la manifestazione interessa tutti i cittadini in quanto comunità, unita nell’affrontare un problema reale e per promuovere un turismo sostenibile, che non affligga la popolazione locale.

Non è la prima volta che Napoli è in prima linea: lo scorso ottobre la capitale partenopea è stata già al centro del dibattito sulle conseguenze della turistificazione incontrollata. L’incontro ha visto anche la partecipazione di rappresentati del SET e di altre associazioni che operano nella stessa direzione, tra le quali l’associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, tra i principali sostenitori di una proposta di legge a favore della tutela dei centri storici e della loro promozione come baluardi di socialità e non come attrazioni turistiche usa e getta.

Ulteriori informazioni per restare aggiornati sulle attività di SET – Napoli disponibili qui.

* dati di Inside Airbnb (aprile 2019)

**dati disponibili forniti dal Ministero dell’Interno

*** dati disponibili sul sito del Comune di Napoli

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