Dimitrij Medvedev allarma su possibile “prospettiva di guerra nucleare” in Ucraina e motteggia l’integrità USA. Intanto prima chiamata Xi-Zelensky
La Russia torna a provocare, questa volta a dire la sua sarà Dmitrij Medvedev. Figura di grande influenza nel paese, l’attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa ha di recente partecipato alla Maratona educativa federale “Nuovi orizzonti’, organizzata dalla società russa ‘Znanie’. Le immagini provenienti da quest’ultima non nascondono la retorica proposta a migliaia di giovani russi riguardante la propaganda e la “missione speciale in Ucraina”. Il leader del partito conservatore Russia Unita ER ha voluto anche ricordare la possibilità da parte della vecchia guardia della messa in campo di nuovi armi.
Nello specifico, contemporaneamente allo speech del Ministro degli affari esteri Lavrov presso la sede Onu di New York, si è riferito all’ “aumento di prospettiva di guerra nucleare”– continua l’ex Presidente – ” Il mondo è probabilmente sull’orlo di una nuova guerra globale, che però si puo’ ancora evitare”. Il connazionale Sergej Lavrov, altamente criticato dall’altra parte dell’Oceano, ha mantenuto invece il proprio discorso su linee più generali accusando Washington di: “distruggere la globalizzazione, minare il multilateralismo nella regione dell’Asia-Pacifico e, imponendo il suo ordine del mondo, di andare contro la Carta dell’Onu”.
Alla fine delle ultime due giornate di guerra le tensioni rimangono alte, ma almeno sul nucleare gli aghi della bilancia sembrano spostarsi verso il lato giusto. A garantire un nuovo dialogo sarà infatti il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping. A seguito dei numerosi tentativi falliti di mediazione da parte di Francia e Turchia con il solito paternalismo di Erdogan verso la patria, a rendersi protagonista cambiando l’ordine dei giochi potrà essere la Cina. Il tutto attraverso una prima chiamata dall’inizio della guerra tra il Presidente ucraino Volodymir Zelensky e l’omologo cinese. Si tratta di una nuova apertura del dragone verso la diplomazia internazionale, potranno i suoi 12 punti diventare una soluzione politica al conflitto?
Medvedev, derisa l’integrità territoriale Usa ed elezioni2024
L’incipit della nuova stagione politica statunitense siede sulla bocca di tutta la piazza politica europea e non. Questa volta sarà diverso e al nemico dell’est servirà l’entrata in gioco di colui che ritirò i combattenti da tutti i fronti. In quest’occasione, come all’inizio del romanzo di Bulgakov, “Annushka ha già comprato e versato l’olio”. Il paragone con Il Maestro e Margherita, anche se posto ai propri limiti, nasconde una certo dualismo nei confronti del destino politico in una predizione lungimirante. Difatti le chiavi di lettura del romanzo possono essere multiple, ma impossibile non notare il suo tono satirico nei confronti di un URSS ancora oppressiva. Proprio in quest’ultima, a Mosca, giunge Satana pronto ad annunciare l’irreversibilità degli eventi: la morte.
In linee generali, vengono trattati anche i rapporti tra bene e male o innocenza e colpa. Proprio secondo quest’ultimi ed un destino già prefissato, argomenti come le elezioni presidenziali saranno cruciali per il futuro scacchiere internazionale. A fare leva con tono beffardo è stato sempre Dimitrij Medvedev, criticando più volte Biden e definendolo un vecchio. Le nuove però si riferiscono, attraverso un sottile humor, alle questioni interne:
“Bisogna fare il tifo per il Texas ,dovrebbe decidere di optare per l’indipendenza. Una battaglia di annientamento da parte delle élite politiche e dei clan economici potrebbe portare alla separazione di alcuni stati. Uno scenario che è una possibilità distinta – continua Medvedev ai microfoni dell’agenzia Tass – questi stati si vantano già della loro indipendenza per quanto riguarda questioni molto sensibili, come il diritto di istituire la pena di morte per i criminali e varie questioni economiche.”
Ulteriori commenti sono stati rivolti ad un possibile scardinamento dall’interno, che potrà essere sostituito solo da non-carismatici e dilettanti come Joe ma piuttosto dall’integrità firmata D.Trump