venerdì, Novembre 22, 2024
HomeEventiTrap in salsa napoletana: tra disagio sociale e musica popolare

Trap in salsa napoletana: tra disagio sociale e musica popolare

Da dove nasce la musica trap? Come si spiega il suo successo in Italia? E quali sono peculiarità della trap napoletana?

La trap nasce negli Stati Uniti come derivazione del rap, precisamente dal Southern rap sviluppatosi negli stati meridionali degli USA e caratterizzato da un suono accattivante e ritmico.

È inizialmente (fine anni 90) associata a un luogo, le trap house, case abbandonate nei sobborghi di Atlanta dove si spacciavano sostanze stupefacenti (trapping significa in slang spacciare).

Sin dall’origine, il genere ha tra i temi centrali dei testi proprio l’uso delle droghe, che rimandano a uno stile di vita estremo, marginale e ribelle fino all’auto-distruttività. La trap inoltre canta la violenza della vita di strada nelle moderne metropoli, i ghetti, gli emarginati che tentano di farcela anche col crimine e con lo spaccio, vite maledette e disperate all’inseguimento del successo e dei soldi per fuggire dalla miseria. All’inizio trap indica la musica proveniente da questi contesti (le trap house) poi finirà per includere anche artisti e luoghi anche molto lontani dall’ambiente originario. In termini melodici la trap si sviluppa come sottogenere del’hip hop, servendosi soprattutto di sintetizzatori e drum machine per realizzare melodie ripetitive e ipnotiche.

L’arrivo della musica Trap in Italia

In Italia la trap arriva negli anni 10 e si afferma definitivamente dal 2015. La trap italiana riprende i temi della marginalità, della ricerca spasmodica di denaro e successo, del consumo intensivo delle droghe, della sessualità esibita e spesso superficiale. Le origini italiani del genere prendono forma sulla scena musicale milanese e si identificano con Il ragazzo d’oro di Guè Pequeno (in realtà ancora alternative rap) e, soprattutto, con XDVR di Sfera Ebbasta.

Nell’area napoletana la trap è una galassia pulviscolare e complessa che si carica di valenze sociali e antropologiche, assenti nelle altre realtà italiane, che la connotano specificamente e la inseriscono in un discorso musicale e culturale che viene da lontano. La trap napoletana si nutre di realtà, narra la marginalità delle periferie e la dimensione del disagio sociale e della criminalità pervasiva, vera cultura del quotidiano in diverse zone della città.

Questa natura di realismo e di autenticità scrosta la trap partenopea dalla ripetitività e dalla superficialità di buona parte della produzione italica. I luoghi ormai comuni dei soldi, del successo, della droga e del sesso, qui assumono i caratteri del tentativo di fuga dal degrado sociale, attraverso la narrazione della difficoltà di vivere contesti feroci e rapporti umani spesso violenti, alterati, estremi eppure consueti e accettati.

La trap napoletana

Molti trapper italiani appaiono artefatte anime dannate, finti trasgressivi di mestiere, alla ricerca del consenso di adolescenti in crisi di identità a confronto con l’autenticità e la durezza della trap napoletana. Secondigliano, Scampia, la Gomorra quotidiana, l’atroce periferia napoletana, i palazzoni di cemento, alveari umani senz’anima e senza possibilità, sono i luoghi dove i trapper partenopei sono cresciuti e la deriva che alimenta i loro testi è una testimonianza vissuta e non un artificio letterario.

Sembra che Napoli recuperi le origini socio-culturali delle trap house americane, in cui stile di vita e rap erano la stessa cosa. Amicizie salvifiche e traditrici, amori appassionati e primitivi, pistole e sangue, vite deragliate e condannate, le leggi della strada e il rispetto da conquistare, una umanità autentica, estrema e intimamente dolente sono le realtà vissute e rappresentate dai trapper del Vesuvio.

Secondigliano regna di Enzo Dong è un inno capovolto e tragicamente ironico della realtà; Dong sta per Dove Ognuno Nasce Giudicato con un chiaro riferimento alle vite segnate delle periferie. Aro stat e cas di Vale Lamb racconta nitidamente la quotidiana vita criminale del quartiere. Lele Blade intona “nisciun c cumann, bella vita pecchè amma avut ‘na vita e carenz” riferendosi alla fame di un lusso effimero e pacchiano che consuma giovanissime vite a Scampia, Don Guanella, Miano e in tutte le periferie metropolitane.

E poi Lucariello, Geolier, Blair, MV Killa, col sound accattivante di Yung Snapp, che rimano su “uaglioni e miez a via”, nichilisti e disperati senza alcuna falsa ideologia di riscatto sociale. Eppure questo fenomeno musicale non è così estemporaneo e “nuovo” come potrebbe apparire a un primo approccio, la trap napoletana non è difatti evento musicale legato alla tendenza del momento ma si innesta su una lunga tradizione e declina, in modo innovativo, temi antichi della musica popolare napoletana. Gli amori difficili e contrastati cantati dai trapper Pepe o Nicola Sicilano oggi, contengono le passioni estreme della sceneggiata di Mario Merola ad esempio.

Il legame della trap napoletana con il neomelodico e il rap politico e sociale

Così come risulterebbe incomprensibile il fenomeno trap senza il ruolo e l’azione musicale dei neomelodici, di cui molti trapper sono figli illegittimi attraverso una figura simbolica come Franco Ricciardi, neomelodico di grido ieri, trapper di Gomorra oggi. Già i neomelodici narravano di latitanti, vite violente, contesti urbani marginali e degradati, amori assoluti e impossibili, tra la cronaca sociale e il trash. Neomelodici che, a loro volta, dovevano tanto a un’icona popolare come Nino D’Angelo che, per primo, aveva posto le basi di una canzone popolare diretta e immediata, con melodie semplici e accattivanti.

Non è secondaria inoltre l’opera di rinnovamento della melodia napoletana da parte di due grandi tendenze degli anni 90-2000: il rap politico e sociale, di cui i 99 Posse sono stati l’emblema, e il rap della marginalità e della rabbia, vero anticipatore della trap, dei Co Sang, di Fuossera e de La famiglia. La trap napoletana è all’interno di una tradizione antica e importante, di cui a suo modo rappresenta un’evoluzione e un possibile approdo. Occuparsi della trap partenopea significa, da un lato, comprendere la musica popolare napoletana, dall’altro i fenomeni socio-culturali che la sottendono.

Articolo di Michele Salomone

RELATED ARTICLES

LASCIA UN COMMENTO

Most Popular

Recent Comments

Ads Blocker Image Powered by Code Help Pro

Ads Blocker rilevato!!!

Abbiamo rilevato che stai utilizzando estensioni per bloccare gli annunci. Sostienici disabilitando il blocco degli annunci.

Powered By
100% Free SEO Tools - Tool Kits PRO
error: IL CONTENUTO È PROTETTO