“Questa è la storia selvaggia e indimenticabile di un dio, di chi ha vissuto la gloria, la disperazione, il tradimento, la corruzione e la redenzione”, così si presenta il documentario su Maradona. “Selvaggio”. “Indimenticabile”.
Asif Kapadia racconta Diego Armando Maradona. Lo fa con una serie di immagini inedite commentate fuoricampo da chi ha incrociato l’avventurosa (e non solo) vita del campione argentino. Tema principale: Napoli. Già, perché il regista premio Oscar con “Amy” (Winehouse) ha puntato sugli anni azzurri, quelle sette stagioni indimenticabili, tra pubblico e privato, tra campo e tormentate vicende personali.
Il campione
C’è grande attesa perchè Kapadia ha lavorato molto su questa opera, con frequenti puntate a Napoli, dove ha voluto incontrare decine di testimoni di quell’epoca. Li ha “interrogati”, a modo suo, in maniera meticolosa, attenta al minimo dettaglio, ma anche profonda, originale. Ha voluto sapere tutto del periodo napoletano del campione argentino. Le imprese sportive, ancora ineguagliate: due scudetti contro le super potenze chiamate Juventus di Agnelli, Milan di Berlusconi e Inter di Pellegrini. Squadre formidabili, qualche nome: Platini, Van Basten, Matthaus e si potrebbe continuare. Una coppa Uefa, quando quel trofeo era in realtà assolutamente competitivo con la Coppa dei Campioni. Una Coppa Italia e una Supercoppa italiana.
L’uomo
Non solo, Kapadia ha “investigato” sui demoni che assalivano Diego, le sue dipendenze, le difficoltà. Le vicende giudiziarie, la prima inchiesta che svelò la vita senza regole del capitano azzurro, perso in notti balorde tra prostitute e droga, l’antidoping che scoprì “improvvisamente” come fosse caduto nella spirale della cocaina, i falsi amici, le relazioni “pericolose”, sino alla fuga da Napoli.
Ma anche l’incredibile capacità, che lo ha sempre accompagnato, di risorgere dalle sue ceneri.
Fotogrammi scolpiti nella mente dei napoletani. Commenta il regista su Twitter: “#Diego cammina come un gladiatore nello stadio San Paolo per firmare il contratto col Napoli”.
Quando parli della vicenda di Diego, gli aggettivi non bastano mai. Proprio come per la città che lo ha reso grande: Napoli