Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli, Simone Farina, nei confronti del 44enne Raffaele Caiazzo, accusato di aver ucciso giovedì mattina a Sant’Antimo, prima il genero Luigi Cammisa e poco dopo la nuora Maria Brigida Pesacane, emergono le ragioni di questa folle storia.
Fondamentali per ricostruire il contesto familiare nel quale è maturato il duplice omicidio, le testimonianze di Alfonso e Anna Caiazzo, figli dell’assassino dei loro rispettivi coniugi.
Dall’ordinanza emerge anche che Anna e Alfonso Caiazzo, fratelli gemelli, hanno subito indicato ai Carabinieri che a sparare era stato il padre, Raffaele, che da tempo sospettava di una relazione extraconiugale tra i due cognati e che nel corso di una recente cerimonia in un ristorante, aveva fatto una scenata di gelosia quando un parente si era avvicinato a Maria Brigida. Alfonso ha riferito anche di sospettare che il padre si fosse invaghito di Maria Brigida. Così il giorno prima del duplice omicidio c’è stato un chiarimento tra i due fratelli, i rispettivi coniugi, Raffaele Caiazzo e la moglie, durante il quale il 44enne ha confermato la sua idea che i due cognati avessero una relazione.
«Quelle di mio padre erano tutte fantasie, però ci stava rovinando la vita, così a mia madre io e Anna abbiamo detto che non volevamo più vedere papà» così Alfonso Caiazza ai Carabinieri.
Un dettaglio drammatico emerso di quel giovedì mattina riguarda sempre Alfonso Caiazzo. Avvisato dalla madre di quello che era accaduto a Luigi Cammisa, una volta in via Diaz e visto il corpo del marito della sorella crivellato di colpi, è corso immediatamente a casa per proteggere Maria Brigida Pesacane. Una corsa che si è rivelata purtroppo inutile.
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