Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro di Torino dal 2016, in una video-intervista al giornale “Open”, fa un bilancio di quest’edizione immersa nelle polemiche.
Nicola Lagioia sta per concludere il suo terzo mandato come direttore della più grande manifestazione letteraria d’Italia, il Salone Internazionale del Libro e ne ha preso le redini nel 2016:
«quando tutti mi davano pacche sulle spalle in segno di condoglianze, dicevano che il Salone fosse ormai morto».
Scrittore, conduttore radiofonico, editor e Premio Strega 2015, Nicola Lagioia in quest’edizione si è dovuto destreggiare oltre che tra libri e ospitate di vario genere, anche tra polemiche sul fascismo e lotte antifasciste:
«Se avessimo voluto farci pubblicità sulle prime pagine dei giornali, parlando solo del Salone, sicuro non avremmo avuto un’eco simile. Curioso come durante la settimana che ha preceduto l’evento l’atmosfera fosse così tesa e come ora si sia tutti così rilassati».
Ecco ciò che dice in una video-intervista rilasciata al giornale “Open”, mentre fa un bilancio che definisce:
«positivo».
Il successo arriva anche per la presenza di un edificio adiacente, l’Oval:
«Sono quattordici mila metri quadri in più, ma la gente ha iniziato a farci caso solo dal secondo giorno, come un po’ come per tutte le novità».
In merito alla polemica su Altaforte, la casa editrice vicina a CasaPound e di proprietà di Francesco Polacchi, Lagioia tiene a essere chiaro:
«Io non ho potere, da contratto, sulle decisioni prese dal Comitato commerciale del Salone del Libro».
E poi prosegue:
«Non posso decidere chi entra e chi esce. E Polacchi si è giocato la possibilità di stare al Salone dopo le dichiarazioni rilasciate alla radio. Oltre al fatto che la casa editrice è legata a CasaPound, partito sulla cui legittimità ancora si discute».
Al di là delle polemiche, quest’edizione del Salone pare essere stato un successo e una conferma per la direzione attuale che reggerà la kermesse fino al 2021:
«Poi passerò la palla perché è giusto ci sia un ricambio. L’Italia, si sa, è un Paese gerontocratico, non vorrei lo diventasse pure questo evento. Mi auguro di lasciare un Salone ancora più forte».
Lagioia conclude così il suo intervento.