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B-Tragedies Trilogia shakespeariana trash a Sala Ichòs

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Dal 17 al 19 novembre a Napoli

 

Il prossimo fine settimana a Sala Ichòs (via Principe di Sannicandro – San Giovanni a Teduccio) la compagnia Meridiano Zero presenta B-Tragedies Trilogia shakespeariana trash: “Adda passa’ a nuttata” (venerdì 17 novembre); “Search and Destroy” (sabato 18 novembre); “This is not what it is” (domenica 19 novembre).

 

Si comincia venerdì 17 novembre alle ore 21 con “Adda passa’ a nuttata” di e con Marco Sanna e Francesca Ventriglia e le luci e i suoni sono a cura di Massimo Casada.

Lo spettacolo è il primo passo di una trilogia shakespeariana trash che ha portato la compagnia ad affrontare tre grandi tragedie: Macbeth, Amleto e Otello. Si tratta di un lavoro in bassa fedeltà, per fronteggiare la crisi. Alla base c’è una coppia, una particella familiare infeconda e infetta, un nucleo respingente che non contempla l’esistenza del mondo al di fuori delle proprie quattro mura di casa, che distrugge tutto ciò che osa interporsi fra loro e la ricerca della pace, della tranquillità. Due anziani coniugi chiusi in un luogo di detenzione, che non verrà mai svelato. Sappiamo che hanno commesso delle azioni atroci, delitti feroci, che hanno dimenticato e di cui ricordano solo brevi particolari nella loro memoria a sprazzi. Sono due tenere figure, nonostante i segni delle atrocità commesse, due amabili vecchietti che si tengono per mano dopo aver commesso una strage. Lo spettacolo gioca continuamente fra alto e basso, fra immaginario splatter e poesia. L’antidoto scenico utilizzato contro la falsa cultura è la stupidità, appropriarsi del sacro santo diritto di essere stupidi infinitamente stupidi, calpestare i pregiudizi, il cattolico decoro, il falso rispetto verso il dolore degli altri, liberarsi insomma lasciarsi andare allo sproloquio, al dileggio.

 

Sabato 18 novembre, sempre alle ore 21, si continua con “Search and Destroy” di e con Marco Sanna e lo strano tipo e luciaio Massimo Casada.

Un altro Amleto, uno di meno direbbe Carmelo Bene, quasi esistesse un numero finito di possibilità d’interpretazione, e ogni nuova messa in scena ne sottraesse per sempre una. Si arriverà, dunque, un giorno alla fine, al punto in cui il principe non rivivrà più, o meglio sarà stanco di essere incarnato, distorto, esaltato, smembrato. Amleto è l’attore, è il teatro. Immaginiamo che non abbia più voglia di recitarsi, immaginiamo che dimentichi il suo ruolo, tutto finirebbe. “Search and destroy” inizia dalla fine, dando per scontati gli avvenimenti: che tanto sono sulla bocca di tutti; la storia: che di per sé è poco più che una chiacchiera; i personaggi: che verranno solo storpiati; Amleto è costretto ad andare avanti, a ricostruire la propria storia senza riuscirci. Altre sarebbero le attività a cui vorrebbe dedicarsi e non questa, il teatro, ormai divenuta inutile. Vorrebbe scappare o semplicemente starsene a casa, ma è costretto a ripetersi, è chiamato su palco ancora una volta, dal direttore di scena nei panni di uno spettro. La tragedia è tutta sulle spalle, fa tutto da solo, gli altri non si presentano in scena, li intravede dietro le quinte, li invita ad entrare, li interpreta lui stesso.

 

La trilogia di Meridiano Zero si conclude domenica 19 novembre, alle ore 19, con “This is not what it is” di e con Marco Sanna e Francesca Ventriglia. Ad andare in scena quello che succede quando si tenta di fare reagire Shakespeare con i dialetti, con il karaoke, con la stampa scandalistica, con le barzellette sporche, con le parolacce, con le squallide battute, con la volgarità di ogni giorno, con i soldi, con il gratta e vinci, con la TV, con le merendine e con i villaggi turistici, con Maria Nazionale e con i selfie, con gli strass e le paillettes, con i cocktail colorati, con i balli di gruppo, con la tristezza della volgarità, con la volgare tristezza. Questo è un omaggio alla spazzatura di ogni giorno, alla bassa fedeltà, alla confusione nella quale viviamo, al tradimento di ogni tradizione tradita e subita, al tradimento di ogni umana speranza, alla stupidità di ogni gesto ogni parola ogni movimento a cui non saremo mai abituati.

Sala Ichòs

Via Principe di Sannicandro 32/A – San Giovanni a Teduccio (NA)

Fermata metro linea 2: San Giovanni a Teduccio – Barra

Lo spazio è dotato di ampio e gratuito parcheggio

Info e prenotazioni: 335 765 2524 – 335 7675 152 – 081275945 (dal lunedì al sabato dalle 16 alle 20 – domenica dalle 10 alle 17)

Giorni e orari spettacoli: venerdì 17 novembre ore 21; sabato 18 novembre ore 21; domenica 19 novembre ore 19

06-05-38 al Nuovo Teatro San Carluccio

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Da giovedì 16 a domenica 19 novembre

 

Da giovedì 16 a domenica 19 novembre (giovedì, venerdì e sabato ore 21:00 e domenica ore 18:00), presso il Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli(via San Pasquale a Chiaia,49), si terrà lo spettacolo “06-05-38” scritto e diretto da Luca Pizzurro con Gigliola De Feo e Andrea Fiorillo.

 

Note di regia

 06/05/38 è il racconto di una giornata particolare, in cui  due oppresse e alienate figure entreranno in contatto, provando a leggere ognuno qualcosa di se negli occhi dell’altro; è il tentativo di riscatto, il bisogno di calore umano, considerazione, accettazione di se, il bisogno di sentirsi vivi, il bisogno di sentire scorrere nelle vene un sangue caldo che li faccia vibrare ancora,

anche se per un attimo, anche se sul tetto di un palazzo deserto, anche se ad abbandonarsi una nelle braccia dell’altro sono una donna ed un omosessuale, perché il bisogno di calore umano non ha niente a che vedere con il sesso, è il solo bisogno di sentirsi vivi, amati, anche solo per un attimo, di un amore puro, vero, candido, pulito, come il lenzuolo steso ad asciugare che li ritrae in controluce stretti in un abbraccio, proteggendo la verità di quel gesto dalla ipocrisia di un mondo torbido, asfittico, sporco.

La scuola Genoino festeggia al comune la partecipazione al Festival della Canzone europea dei Bambini

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Nella giornata di ieri si è svolta al comune di Frattamaggiore una manifestazione celebrativa per la partecipazione dell’Istituto Comprensivo Genoino di Frattamaggiore al Festival della Canzone europea dei Bambini a Baselga di Piné (Trento).
La gara, indetta dall’Associazione Coro Piccole Colonne di Trento, è rivolta a tutte le classi delle scuole primarie d’Italia e del mondo (purché in esse si studi l’italiano). La scuola frattese è riuscita a spuntarla nonostante i testi composti dalle scuole partecipanti siano stati oltre 250, arrivati da tutta Italia e anche dall’estero (dalla Croazia, dalla Repubblica Ceca, dal Belgio, dalla Germania e anche dall’Argentina).
Frattamaggiore sarà rappresentata con il brano “Il capriccio di Mozart” dopo il successo ottenuto al XIV concorso internazionale “Un testo per Noi”. La canzone è stata composta dalla classe IV del suddetto istituto grazie all’impegno della Preside Ersilia Ambrosino e delle insegnanti Angela Pappacena, Lucia Credentino oltre alla collaborazione del cantante di fama internazionale Al Bano Carrisi che musicherà il testo.
Il Comune di Frattamaggiore ha accolto, nella sala consiliare, la direttrice del Coro Piccole Colonne Adalberta Brunelli dalla provincia di trento che, con i suoi collaboratori, ha illustrato lo svolgimento del concorso canoro, che sarà trasmesso in diretta nazionale.
“Queste iniziative devono renderci orgogliosi – ha sottolineato il Sindaco Marco Antonio Del Pretesia perché il nome di Frattamaggiore è riuscito nuovamente a brillare a livello nazionale e sia per il significato intrinseco che assume questo concorso canoro: quello di promuovere tra i ragazzi la dimensione europea, creando occasioni di dialogo interculturale fra coloro che formeranno l’Europa del domani”

I racconti del baule allo ZTN

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Uno spettacolo di Maurizio D.Capuano

Regia di Gennaro Monforte

Con Francesca Romana Bergamo, Maurizio D. Capuano, Luigi Esposito, Antonio Fenu, Emanuele Iovino.

Una produzione: Naviganti Inversi

Sabato 18 e domenica 19 novembre, e la settimana seguente sabato 25 e domenica 26 novembre

 

È in scena allo ZTN, sabato 18 e domenica 19 novembre, e la settimana seguente sabato 25 e domenica 26 novembre, I racconti del baule, uno spettacolo scritto targato Naviganti InVersi, scritto da Maurizio D. Capuano e diretto da Gennaro Monforte.

Cinque corti teatrali che si intrecciano a formare un unico spettacolo, un lungo percorso temporale diviso in capitoli, in ordine sparso, il cui filo cronologico sarà ricostruito pian piano dagli spettatori e una messinscena che si potrebbe definire tarantiniana.

Svariate, d’altra parte, sono le citazioni al pulp, e in particolare ai film del regista americano, da “Le Iene” a “Django Unchained”, passando per “Pulp Fiction” e “Kill Bill”.

Elemento sempre presente in scena un baule, vero protagonista in quanto oggetto attorno al quale tutta la vicenda si snoda.

Lo spettacolo

La storia si svolge dietro le quinte di un teatro, alcuni scatoloni e al centro scena un grande baule contenente vestiti e oggetti di scena. Ma quando il baule sarà “coinvolto” in un omicidio il teatro verrà sigillato. Passati alcuni anni dal crimine che ne ha segnato la fine dell’attività artistica, lo stabile sarà trasformato in un motel, e le quinte saranno tramutate in una delle camere. Il baule tuttavia rimarrà lì, come la sua “maledizione” del resto.

Dopo un ennesimo fatto di sangue, anche il motel verrà chiuso al pubblico, per poi diventare, anni dopo, una palazzina con appartamenti privati. Tempo dopo, due agenti di polizia, che hanno seguito, per caso o per destino, tutti i delitti che si sono consumati in quel luogo, ritorneranno in quei locali, dove il baule li attende, per compiere e portare a termine la sua “maledizione”.

IL CAST

Francesca Romana Bergamo, Maurizio D. Capuano, Luigi Esposito, Antonio Fenu, Emanuele Iovino.

COSTUMI E SCENE: Federica Del Gaudio

INFO E PRENOTAZIONI:
Teatro ZTN, vico Bagnara 3, Napoli
339 812 09 27
navigantiinversi@gmail.com

Come tutti gli spettacoli in cartello allo ZTN, l’ingresso è libero, l’uscita è a cappello.

CALENDARIO EVENTO E REPLICHE:

18 novembre 2017: 21.00
19 novembre 2017: 18.30
25 novembre 2017: 21.00
26 novembre 2017: 18.30

Analfabetismo Emotivo

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Mostra fotografica itinerante a cura di Juna&Marco

Domenica 19 novembre 2017 – ore 17,00

Si terrà domenica 19 novembre alle 17,00, alla Chiesa Santi Apostoli (via San Felice, 15 – Nola), il vernissage della mostra fotografica “Analfabetismo Emotivo” di Juna e Marco, organizzato dall’associazione Oxeia in collaborazione con “Cultura A Colori”, media partner.

Dopo il grande successo ottenuto nella prima mostra avvenuta a luglio alla Casina Pompeiana di Napoli, i due artisti scelgono la città dei Gigli come seconda tappa della loro mostra itinerante.

L’evento, patrocinato dal comune di Nola e dall’associazione “CriminAlt” di Saviano, oltre ai due fotografi professionisti Juna e Marco, vedrà l’alternarsi di vari relatori, quali: Don Lino D’Onofrio, vicario della diocesi di Nola; la criminologa Mariarosaria Alfieri, Presidente dell’Ass. CriminAlt; il Prof. Carmine Cimmino, letterato, storico e cultore d’arte; l’attore e regista Gianni Sallustro, fondatore dell’Accademia Vesuviana del Teatro. Modera la giornalista di Julie Italia e direttore di “Cultura A Colori”, Sonia Sodano.

Il progetto fotografico “Analfabetismo Emotivo – viaggio per immagini nel disagio del vivere nel nuovo millenio”, che sarà in mostra dal 19 al 25 novembre, ha riscosso l’interesse di grandi artisti come l’attrice Maria Bolignano e l’attore, regista e musicista Maurizio Casagrande, che ha così commentato:

L’enorme possibilità di avere tutto, fa sì che poi alla fine non vuoi nulla. C’è bisogno che tutti, compresi gli artisti come me, facciano ricordare ai giovani quali siano le cose importanti della vita e quali no.”

L’intera presentazione sarà trasmessa in diretta su jmradio.it, web radio dell’associazione Oxeia.

 

Note dell’artista

Analfabetismo Emotivo è uno sguardo crudo e disincantato su un aspetto particolarmente deleterio del vivere d’oggi: l’anestesia della sensibilità cui molti soggiacciono, passivi e rassegnati. L’atmosfera surreale di cui le immagini sono intrise è una necessità estetica, funzionale alla finalità di denuncia, che è fondamento alla genesi dell’opera. Nel lavoro di Juna, tuttavia, la provocazione non è un elemento fine a se stesso, un espediente teso al solo scopo di spaesare, colpire ed affascinare. L’arte provocatoria delle immagini è strumento attraverso cui esse possono, si spera, riuscire a scuotere la coscienza dello spettatore. La società in cui viviamo è troppo spesso assurda, astratta e devastante. L’Autrice, nella propria esposizione, si concentra sui giovani per la fragilità e la predisposizione ad essere plasmati, diventando inevitabilmente, più vulnerabili. In realtà il problema è alla radice. La devastazione inizia dal cuore della società: la famiglia. Quella di Juna non è certo la prima, né sarà l’ultima, voce a levare un doloroso atto d’accusa verso quest’angosciante deriva sociale, ma se le voci di denuncia si accorpano, magari nasce un coro deciso, capace di scuotere gli animi. In quanto fotografi ed operatori multimediali, Juna e Marco soggiacciono ad una naturale predisposizione all’osservazione analitica dei propri simili, a scrutare le loro emozioni, e catturarle in uno scatto.

Sarebbe stato fin troppo facile soffermarsi sui gesti quotidiani, catturare le scene di vita vera, nelle strade e nei luoghi di celebrazione quotidiana dei riti sociali. Lì, dove si verifica e si palesa lo stato di disagio del homo sapiens, in questo incipit del terzo millennio. Un’idea ancor più sotterranea sottende ai concepts alla base dei quindici scatti di questo racconto: che tutto il malessere presente nella nostra attuale società sia frutto dei disegni, delle attività di poteri oscuri che operano al di là della nostra portata. (Juna)

 

Biografia degli artisti:

Juna e Marco si occupano d’arte a 360 gradi, con un occhio particolare alle realtà presenti sul territorio campano. Specializzati in arti visuali e performative, sono sempre presenti per prestare supporto per qualsiasi forma artistica venga proposto sul territorio.

 

Juna inizia come fotografa paesaggista, ma il suo spirito curioso ed introspettivo la spinge presto verso la fotografia di strada, la cosiddetta “street photography”, alla ricerca estetica dell’universale nascosto nelle pieghe del quotidiano. Divenuta professionista nel campo della ritrattistica e della documentazione di eventi, si dedica sempre più frequentemente alla fotografia di scena prendendo parte in tale veste a varie produzioni teatrali, televisive e cinematografiche. Viene così in contatto con entrambi i mondi, il ché la spinge ad approfondire gli aspetti connessi con le arti performative partecipando ai corsi dell’Accademia Vesuviana del Teatro del Maestro Gianni Sallustro, prendendo parte alle lezioni di docenti del calibro dello stesso Gianni Sallustro, Ciro Pellegrino e Giuseppe Matrocinque. Partecipa quindi nel luglio del 2106, in ruolo di coprotagonista, alla messa in scena de “L’Amore è una Cosa Meravigliosa” tratto da “Le DinDon” di Feydau, con adattamento e regia di Gianni Sallustro, presso il teatro “Di Costanzo-Mattiello” di Pompei (NA). Resta però, fedele al grande amore artistico della sua vita: la fotografia. Il suo percorso l’ha avvicinata, in quest’ultimo periodo, all’esplorazione di tematiche sociali particolarmente legate alle difficoltà di comunicazione e comprensione tra gli esseri umani. Prende forma così, intorno alla metà del 2016, il suo ultimo progetto, significativamente denominato “Analfabetismo emotivo”, che sarà oggetto di una serie di mostre itineranti.

Marco si avvicina alla fotografia grazie al suo coinvolgimento, come cofondatore, nelle attività di una testata giornalistica locale. Tra i compiti assegnatigli, oltre a quello di scrivere ‘pezzi’ di cronaca, vi è quello di fotoreporter e compositore delle pagine (attività molto prossima all’artigianato, essendo ancora alle soglie dell’epoca in cui il computer sarebbe diventato personal). Finita l’avventura giornalistica, resta l’innamoramento per la fotografia, innamoramento che sarebbe divenuto col tempo vero e proprio amore. Con un percorso forse più diretto, stanti le proprie origini di fotogiornalista, anche Marco si dedica alla fotografia di strada.  Fotografo professionista, pur mantenendo intatto la passione per la fotografia, comincia ad esplorare altri ambiti, in particolare, la cinematografia, cimentandosi da entrambi i lati della macchina da presa e nella scrittura. Con Juna prende parte alle lezioni di teatro e cinema di Gianni Sallustro, Ciro Pellegrino e Giuseppe Mastrocinque. Sempre con lei è coprotagonista de “L’Amore è una Cosa Meravigliosa” al Di Costanzo-Mattiello. E’ protagonista, per la regia di Nunzio Della Marca, del cortometraggio “Un Padre”. E’ coprotagonista nei cortometraggi “Ricordo di Mille Notti”, “La Casa delle Bambole” e “L’Ostacolo più Grande”, diretti rispettivamente dalle cineaste dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli Mariacarmen Fiorenza Ranieri, Imma Crispo e Antonella Correale. Cofondatore, con Juna, dell’Associazione Culturale Oxeia, ha tra i propri progetti a breve termine corsi di fotografia e cinematografia con tecniche analogiche (perché quest’arte non abbia a perdersi), un documentario su manifestazioni social-musicali del meraviglioso e spesso misconosciuto territorio dell’entroterra casertano ed un cortometraggio di indagine sociale basato su una storia.

 

RISORSE AI TERREMOTATI DI ISCHIA COME QUELLE PROMESSE AL CENTRO ITALIA

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TUCCILLO (ANCI CAMPANIA), SCRIVE AL PRESIDENTE ANCI DECARO 

Il presidente dell’Anci Campania, Domenico Tuccillo, in vista della discussione sul documento di Bilancio, ha inviato una lettera al presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro, per sottolineare la difficile condizione in cui vivono i cittadini dell’isola di Ischia dopo il terremoto del 21 agosto, chiedendogli di incalzare il Governo su un’emergenza che rischia di scaricarsi unicamente sui terremotati e i sindaci dell’Isola.

“Caro Presidente, caro Antonio come ben sai l’isola di Ischia, colpita dal sisma del 21 agosto, continua a vivere una condizione di disagio che, per alcuni Comuni, è di vera sofferenza.
Più volte le popolazioni sono scese in piazza per manifestare contro i ritardi della ricostruzione e una certa indifferenza della comunità nazionale verso la loro condizione, di certo non dissimile da quella afflittiva di altre comunità del Centro Italia colpite da eventi sismici. 
I sindaci si sono più volte fatti carico di questo sentimento e sono stati in prima fila nel sollecitare il Governo. Nelle ultime ore anche il presidente della Regione Campania ha assunto un’iniziativa per una mobilitazione bipartisan finalizzata a chiedere al Parlamento certezze dei tempi e delle risorse per Ischia. Iniziativa che Anci Campania condivide pianamente.
In questo quadro, caro Antonio, volevo chiederti di inserire, nelle proposte e negli emendamenti che Anci nazionale sta in queste ore inviando alla Commissione Bilancio, le problematiche dei terremotati dell’isola di Ischia. In particolare quelle che riguardano un primo stanziamento di risorse per il 2018, disposizione in materia di personale per i Comuni dell’area sismica, sospensione dei termini in materia di adempimenti e versamenti tributari, analogamente a quanto proposto per i Comuni del Centro Italia colpiti dal sisma. 
Sono convinto di trovare, da parte tua, piena comprensione sulla tempestività dell’iniziativa da assumere”. 

L’autunno danza riparte con Al di la di un sogno

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Dal 14 al 20 novembre al Teatro San Carlo di Napoli

 

Dietro quei movimenti eterei e corpi di danzatori che sembrano quasi fluttuare si nascondono anni di sacrifici e lavoro duro, come per ogni ballerino che si rispetti. Dolori e rinunce, uscite con amici rimandate, vita sociale ridotta di molto e tanto impegno e disciplina.  La storia di Ginevra De Masi, giovanissimo talento della danza, uno dei tanti vanti dello spirito creativo made in Naples, non è da meno.

La sua è una passione che coltiva sin da bambina. All’età di tre anni iniziano le lezioni che la portano, con dedizione, a entrare a dieci anni nella prestigiosa scuola del Teatro San Carlo di Napoli. Ed è proprio in occasione dell’ottava edizione di Autunno Danza 2017 che la vediamo in scena al più antico teatro italiano, il 14 e il 20 novembre, tra le 220 allieve del corpo di ballo della scuola per Al di là di un sogno, evocativo titolo dello spettacolo scelto dal direttore Stéphane Fournial, con estratti da La Bayadère e da Il Lago dei Cigni a impreziosire il programma.

La sua è una partecipazione assidua alle attività del teatro napoletano. Con il corpo di ballo del San Carlo ha preso parte a spettacoli come Don Juan, Don Chisciotte, Lo Schiaccianoci, La Strada. Un’esperienza davvero formativa è stata la partecipazione, insieme con la sorella gemella Virginia al Premio Giovani Talenti su musiche di Bach e coreografie del maestro Luciano Cannito, nonché al vernissage della mostra SOS Partenope al Castel dell’Ovo. In quell’occasione le abbiamo viste  impegnate entrambe in un piccolo numero di danza estemporanea che diventò performance art per il libro della città, quel Dizionario appassionato di Napoli di Jean Noel Schifano che presto sarà tradotto in italiano e che di certo non si dimentica della gloriosa tradizione coreutica del capoluogo campano, un tempo capitale di un Regno che dell’arte e della cultura faceva il suo vanto in Europa.

E ora l’aspetta l’ingresso nella compagnia Jas Art Ballet junior del teatro Carcano di Milano, sotto la direzione del primo ballerino Andrea Volpitesta e dell’étoile internazionale Sabrina Brazzo. Ogni viaggio di mille miglia inizia con un passo, recita il saggio, e anche un passé si trasforma nel mattoncino di una potenziale, lunga e importante carriera.

Renato Aiello

Centouno, il nuovo libro di Marco Perillo

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101, Perché sulla storia di Napoli che non puoi sapere

 

Dall’autore di Misteri e segreti dei quartieri di Napoli, un nuovo viaggio affascinante dentro il cuore di Napoli.

Napoli non è solo una città, ma un universo in cui ogni domanda può trovare una risposta. Un luogo in cui sono accaduti alcuni tra i più importanti episodi della storia, dove sono transitati personaggi leggendari.

Una civiltà multietnica le cui origini ancestrali vanno a braccetto con l’arrivo dei Greci, le innovazioni dei Romani, gli splendori bizantini, le fierezze normanno-sveve, la raffinatezza francese, l’esoterismo rinascimentale, il barocco dei Viceré, l’Illuminismo settecentesco, il Romanticismo e i segreti del secolo breve.

Questo libro svela 101 perché sui suoi trascorsi: perché è nota come la città del sole, perché a Napoli esisteva l’otium e c’è ancora, perché il gioco del lotto sbancò qui più che altrove, perché il dialetto ha parole che provengono da mezzo mondo e la cucina partenopea è apprezzata dappertutto.

Tante curiosità e aneddoti del passato, che servono però a interpretare il presente di questa città.

Le curiosità

  • Perché gli argonauti possono averci messo piede? Eumelo Falero e i cercatori del vello d’oro
  • Perché il Graal avrebbe a che fare col Maschio Angioino? La conoscenza rivelata di un grande sovrano
  • Perché è nato qui il pesce d’aprile? Un pescatore, il viceré e una storia da riscoprire
  • Perché la Gioconda potrebbe essere una dama napoletana? Donna Costanza d’Avalos e l’enigma del dipinto più noto al mondo
  • Perché ’O sole mio fu cantata nello spazio? L’universale melodia napoletana e il viaggio di Gagarin del 1961.

L’autore

Marco Perillo è nato nel 1983. Discende da una nobile famiglia partenopea, forse di origine normanna.

Ama la sua città come fosse una madre e da sempre nelle sue opere cerca di raccontarne la ricchezza.

Giornalista de «Il Mattino», è autore del romanzo Phlegraios / L’ultimo segreto di San Paolo. Con Newton Compton ha pubblicato Misteri e segreti dei quartieri di Napoli (Premio Tulliola Renato Filippelli e Premio Letizia Isaia) e 101 perché sulla storia di Napoli che non puoi non sapere.

Centouno

Pagine: 432

Prezzo: 10,00

e-book: 4,99

Tutti i dettagli su: http://bit.ly/2llu256

“Lettere a mia figlia”, libro sull’Alzheimer

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Prefazione di Leo Gullotta

 

L’opera di Giuseppe Alessio Nuzzo frutto dell’omonimo film breve  premiato ai Nastri d’Argento e al Giffoni Film Festival,  che vede l’attore siciliano nei panni di un anziano ammalato.

«Un tema importante, un atto di solidarietà affettiva, verso chi ne ha bisogno». Sono le parole dell’attore Leo Gullotta, volto del progetto “Lettere a mia figlia” incentrato sul tema dell’Alzheimer. Un progetto che si è concretizzato dapprima in un film breve ed ora in un libro, entrambi che portano la firma del giovare regista Giuseppe Alessio Nuzzo. Edito da Pulcinella Editore il testo ripercorre la malattia, le origini, le motivazioni e la vera storia di “Lettere a mia figlia”.

I PROTAGONISTI

 «Raccontare di una malattia così delicata non è facile – dichiara il regista partenopeo, già direttore generale del Social World Film Festival – Ho ritenuto necessario far trasparire sin dai primi script il rispetto della dignità della persona in quanto tale cercando collaborazione nella stesura della sceneggiatura da parte di scienziati ed esperti in materia. “Lettere a mia figlia” è stato per me, e lo è ancora, un percorso di vita». Al volume, disponibile in tutte le librerie allo scaffale o su ordinazione, è allegato il dvd con il film breve integrale e contenuti extra (prezzo 14,90€). «La storia che si racconta è quella di un uomo che ha vissuto la sua vita gioiosa in famiglia con la moglie e la bambina che diventerà presto donna – racconta Gullotta, protagonista del corto e autore della prefazione del libro – In questo percorso lo aggredisce la malattia che porterà lui e la sua famiglia ad attraversare un dolore quasi “cosciente”».

IL FILM

 Girato tra Napoli e provincia, “Lettere a mia figlia”, ha ottenuto una menzione speciale ai Nastri d’Argento, miglior corto al Giffoni Film Festival, in selezione ai David di Donatello, 100 proiezioni in tutto il mondo e più di 30 riconoscimenti. Protagonista è Leo Gullotta nei panni di un anziano padre che scrive delle lettere alla figlia nel tentativo di spiegare la sua malattia: «Un corto che serve a far entrare chi guarda in questa piccola storia di una malattia terribile, l’Alzheimer». L’opera prodotta da Paradise Pictures con Pulcinella Film è stata trasmessa in prima tv da Studio Universal (Mediaset Premium DT).

L’AUTORE

Giuseppe Alessio Nuzzo (classe 1989) è già autore dell’antologia “Cinema e sogno” definita “monumentale” dallo storico presidente dei David di Donatello, Gian Luigi Rondi, che ne ha curato la prefazione. È fondatore e direttore generale del “Social World Film Festival”, per il quale ha curato 33 eventi internazionali in 27 città dei 5 continenti. Nel 2011 è tra le dieci eccellenze del cinema giovane italiano a Los Angeles e giurato ufficiale al Festival, ora Festa, del Film di Roma. Nel 2013 ha ideato e fatto realizzare il primo ed unico monumento al cinema in Italia, “The Wall of Fame” a Vico Equense; nello stesso anno è sua l’idea di istituire un Museo/Mostra permanente del cinema del territorio e della Penisola Sorrentina. Ha diretto e prodotto numerosi documentari, cortometraggi e spot per i quali ha ricevuto importanti premi tra cui Ia menzione speciale ai “Nastri d’Argento” e il primo premio al “Giffoni Film Festival”. Nel 2017 esce al cinema il suo primo lungometraggio “Le verità”, vincitore del Gran Premio della Critica al Siena Film Festival.

“Un racconto, anche se di finzione come questo di “Lettere a mia figlia”- dichiara Leo Gullotta -credo che aiuti a far capire meglio al cittadino comune l’attraversamento del dolore e della perdizione che affligge tante, troppe persone che di colpo perdono la memoria, del loro sentirsi vuoti.”

Tre sull’altalena al Nuovo Teatro Sancarluccio

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Da giovedì 9 a domenica 12 novembre a Napoli

 

Da giovedì 9 a domenica 12 novembre (giovedì- venerdì e sabato ore 21:00, domenica ore 18:00), presso il Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli (via San Pasquale a Chiaia,49), si terrà lo spettacolo di Luigi Lunari “Tre sull’altalena” con Stefania Benincaso, Arianna Gaudio, Stefania Aluzzi e Nicola Ciccariello per la regia di Roberto Negri.

Lo spettacolo

Tre donne, una giovane imprenditrice, una sergente dell’esercito ed una professoressa si trovano nello stesso luogo per tre ragioni diverse: l’imprenditrice per un incontro galante, la sergente per trattare un acquisto di materiale bellico, la professoressa per ritirare le bozze di stampa di un suo libro.

Ma cos’è esattamente quel luogo? Una segreteria politica, un luogo di affari, o una casa editrice? E’ possibile che tutte e tre abbiano avuto l’indirizzo sbagliato?  Questa situazione strana accresce il mistero, anche perché un allarme per un’esercitazione anti-inquinamento impedisce loro di uscire.

Durante la notte che sono costrette a passare insieme, le tre giungono a sospettare che la stanza potrebbe essere davvero un’anticamera per l’aldilà, e che probabilmente esse sono già morte, e in attesa del Giudizio. Reagiscono a questa prospettiva secondo le rispettive caratteristiche psicologiche: l’imprenditrice è spaventata ed ansiosa, la sergente non trova niente di misterioso nella situazione e resta assolutamente indifferente, la professoressa usa tutta sua logica filosofica per spiegare il fenomeno come un fatto naturale e logico.

Ne risulta un dialogo umoristico centrato sui temi importanti di vita e morte, destino, predestinazione e libero arbitrio, esistenza di Dio ed ateismo. Improvvisamente un uomo delle pulizie entra nella stanza e dice cose talmente ambigue da far nascere nelle tre malcapitate un nuovo grande enigma: è realmente un uomo delle pulizie, o è l’Angelo del Giudizio? Sul finale quando l’uomo esce, senza svelare il mistero, un lungo suono della sirena indica che l’allarme per l’emergenza inquinamento è finito.

Le tre donne sono pronte ad andare, ma la scena finale ci regala un sorprendente coup de théâtre.

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