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Un murales dedicato a Salvo D’Acquisto nel quartiere Stella

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quartiere Stella Salvo d'Acquisto
quartiere Stella Salvo d'Acquisto

È dedicato all’eroe napoletano Salvo D’Acquisto il murales realizzato nel quartiere Stella (accanto alla chiesa di Santa Maria) dall’artista Teso e fortemente voluto dai Carabinieri e dalla III Municipalità.

Il ricordo da parte della città che diede i natali al vice brigadiere dell’Arma dei Carabinieri diventato un martire durante la seconda guerra mondiale è doveroso in quanto il suo gesto eroico fu in grado di salvare da una morte ingiusta e crudele numerose persone.

L’8 settembre 1943, infatti, durante l’armistizio una bomba a mano colpì un gruppo di paracadutisti tedeschi, uccidendo e due. I tedeschi erano decisi a punire il colpevole ma, qualora nessuno avesse ammesso la propria colpa, si dichiararono pronti alla rappresaglia: fu ciò che, purtroppo, accadde.

I tedeschi diedero il via ad un rastrellamento alla fine del quale 22 persone scelte a caso tra gli abitanti della zona furono catturate e costrette a scavare la fossa comune dentro la quale, dopo l’esecuzione, avrebbero dovuto essere riposti i loro corpi. Salvo D’Acquisto, a quel punto, prese una decisione che cambiò il destino di quei 22 cittadini innocenti: confessò di essere stato lui a lanciare la bomba. Sebbene non fosse così, D’Acquisto decise di prendersi la colpa per limitare i danni dell’azione tedesca, offrendo la sua vita, ma ricevendo in cambio la riconoscenza perpetua della sua gente.

Antonello Venditti al Palapartenope: un viaggio #Sottoilsegnodeipesci

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Dopo aver calcato i palchi di Bologna e Roma, Antonello Venditti arriva, finalmente, a Napoli. Il suo tour “Sotto il segno dei Pesci” celebra non solo l’album, pubblicato nel 1978, ma da spazio anche ai brani del celebre cantautore romano che, troppo spesso, non hanno trovato lo spazio che meritavano.

Il concerto si apre nel ricordo di Aldo Moro che, il 16 marzo del 1978, fu sequestrato dalle Brigate Rosse, a cui Venditti rivolge un pensiero che scatena l’applauso del pubblico. Applauso che si rinnova pochi minuti dopo, quando il cantautore romano dedica il concerto che sta per iniziare ai suoi amici Pino Daniele, Lucio Dalla e Daiana Olano, ragazza di 23 anni che non ha potuto prendere parte al concerto a causa di alcuni problemi di salute che la tormentano da diverso tempo.

Il Palapartenope è finalmente pronto allo spettacolo. Si parte con “Raggio di Luna” e si scatena la magia negli occhi di generazioni diversi che si confrontano e si ritrovano attraverso le parole, le storie e la voce di Antonello Venditti. Ogni brano racconta un pezzo di vita, un pezzo di quei 70 anni festeggiati l’8 marzo scorso. “Giulio Cesare“, “Peppino“, “Stella“, pietre miliari della vita e della discografia del cantautore romano. Arriva il momento di “Non so dirti quando” e sullo schermo appaiono le foto che ritraggono Venditti con Pino Daniele e poi con Lucio Dalla, insieme ad altri fotogrammi celebrativi che commuovono il pubblico partenopeo e lasciano partire applausi scroscianti ed il classico coro “Olè, olè, olè, Pino… Pino…“. “Napoli è una città d’amore, di vita, di musica“, urla a gran voce il cantautore romano.

Il pubblico di Napoli è pronto ad eseguire altri classici come “Notte prima degli esami” e “Lilly“, uno dei brani meno eseguito dall’artista e che  dedica a tutti i giovani della sua generazione, morti a causa dell’eroina. Un inno alla vita e alla speranza. Un viaggio che inizia “Sotto il segno dei pesci” per arrivare a brani storici come “Francesco” dedicata al caro amico De Gregori, con cui Venditti duetterà la settimana prossima al Teatro Garbatella. Ogni brano viene accompagnato da un racconto di vita che emoziona i volti di tutti ospiti accorsi al Palapartenope. Arriva il momento di “Bomba o non bomba” che Venditti definisce “un viaggio nel viaggio” che parte da da Bologna, fino ad arrivare a Roma, passando per Orvieto e Firenze. Quattro storie che s’intrecciano per dare spazio ad una libertà che “nelle mie canzoni non è mai mancata“, tuona il cantautore. “Chen il cinese” narra le vicende di un coltivatore di marijuana. Poi tocca a “Sara“, “Il telegiornale” e “Giulia“, un brano scritto in un momento in cui la società si apriva al femminismo in un momento in cui “gli uomini non capivano e quando non riuscivano a capire, usavano la violenza“, Giulia è la rivincita di quelle donne. “Dimmelo tu cos’è” rappresenta il suo ritorno a Roma dopo aver perso tutto, aiutato dallo storico amico Lucio Dalla. Un simpatico siperietto accompagna l’inizio di “Dalla pelle al cuore” in cui Venditti lascia salire sul palco tutte le donne che in sala sono state tradite e che, dopo aver perdonato, ancora oggi amano il “traditore”. E Venditti ci tiene a dire la sua sulla questione “L’amore vuol dire perdono. Amare un uomo perfetto è troppo facile, imparate a perdonare e convivere con il perdono“.

L’ultima parte del concerto si apre con la storica “Che fantastica storia è la vita” una canzone storica del cantautore romano e che, soprattutto, non è finita nel dimenticatoio come la maggior parte delle canzoni scritte dopo il 2000: “Sono orgoglioso di aver scritto un pezzo in un epoca in cui la musica va e viene e che risuona ancora oggi come la prima volta“.

Antonello Venditti richiama a sè il pubblico che si avvicina al palco per godersi gli ultimi brani e cantare a squarciagola sotto le note di “Amici mai“, “Alta marea“, “Benvenuti in paradiso“, “In questo mondo di ladri” per chiudere in bellezza con “Ricordati di me“, un brano, un concerto, una serata che unisce diverse generazioni, sempre, inevitabilmente, “Sotto il segno dei pesci“.

Lega a Napoli, conclusa la prima fase della scuola di formazione politica

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Lega a Napoli
Matteo Salvini, Gianluca Cantalamessa and Giuliana Sor‡ during a press conference to the San Marco movie theater in Caserta. Salvini is the leader of Lega Salvini Premier party for the next italian government election on March 4, 2018. Ph.Manuela Ricci

Si è concluso ieri il primo modulo della scuola di formazione politica della Lega a Napoli.  A breve partirà il secondo, dopodiché tutti coloro che vi hanno partecipato saranno iscritti nei dipartimenti tematici della Lega in Campania

A qualcuno poteva sembrare strano, poteva sembrare una scommessa la presenza di 600 persone stamattina qui, ma a me no” ha dichiarato il deputato della Lega Gianluca Cantalamessa a margine dell’incontro di conclusione.

Alla cerimonia hanno partecipato, oltre all’On. Cantalamessa, il senatore Manuel Vescovi, i sottosegretari Luca Coletto e Pina Castiello e il ministro dell’Agricoltura e del Turismo, Gianmarco Centinaio.

Tutti hanno espresso grande soddisfazione e, omaggiato di alcune eccellenze irpine, Centinaio ha ribadito quanto espresso dal suo collega di partito: «In questi anni è accaduto quello che nessuno in Italia avrebbe potuto pensare. Nel 2014, nel momento in cui Salvini ha preso in mano la Lega, abbiamo iniziato a ricevere messaggi e richieste da parte di semplici cittadini del Sud. Ricordo con simpatia cosa scrisse una signora di Bari: ‘invadeteci». «All’inizio sembrava una pazzia, mai e poi mia si poteva pensare di andare oltre l’Umbria» – ha proseguito il ministro, poi però – «è stato il Sud a chiedere alla Lega di andare nel Mezzogiorno. È stato un passaggio epocale nella mentalità dei nostri militanti».

Ricorderete, a fine gennaio, la protesta di una cinquantina di attivisti dei centri sociali all’hotel Ramada di Napoli dove, alla presenza del Vicepremier Salvini, era in corso una delle prime riunioni della scuola di formazione della Lega per dirigenti della Campania e del Sud. Nonostante le polemiche e alcuni momenti di tensione, però, da gennaio ad ora, massiccia è stata la partecipazione alla serie di giornate-studio.

L’ambizioso scopo che si pone il Dipartimento Regionale per la Cultura della Lega è quello di istruire i quadri dirigenti del Partito (presenti e futuri) alla gestione della cosa pubblica, fornendo loro competenze in campo politico-amministrativo e tecnico. I giovani leghisti campani sono, dunque, stati istruiti su tematiche che hanno spaziato dallo studio delle istituzioni nazionali ai rapporti con l’Unione Europea, passando per la geopolitica e la gestione di una pubblica amministrazione.

“La carta della terra” la mostra-incontro che vedrà il suo finissage domenica 17 marzo

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PAN
PAN

“La carta della terra”, mostra-incontro voluta dall’artista Peppe Pappa, è in questi giorni al PAN – il palazzo delle arti di Napoli – e vedrà il suo finissage domenica 17 Marzo.
Se arrivasse l’apocalisse, cosa resterebbe dell’umanità? E se l’umanità non riesce ad avere più un volto umano, non è questa un’apocalisse?

La mostra è alla sua quarta edizione ed ogni anno ha come argomento lo stato di conservazione del pianeta, ma, se la visione che emergeva da questi incontri negli anni passati era rivolta al futuro ed era innegabilmente letta in chiave ecologista, se la domande che sorgevano riguardavano lo sfruttamento delle risorse, del pianeta e la perdita di equilibrio, quest’anno le cose sono decisamente cambiate – le proiezioni dei prossimi vent’anni ci mostrano ormai un futuro chiaramente nefasto. “Quello che era la fantascienza per il passato sono nella nostra imminenza ed immanenza.”, ci dice Antonio Barbagallo, uno degli artisti che partecipa alla mostra. In questo scenario apocalittico, “cosa possono fare gli artisti? Possono dare qualche spunto di discussione.” “La carta della terra” si vuole allontanare da una lettura ecologica perché i suoi artisti credono che, anche se fossimo tutti virtuosi da quel punto di vista, anche se è importante parlare anche di ecologia, questo non basta se il sistema è malato: “Il sistema ci insegna che il benessere è direttamente proporzionale al consumo: più consumi e più sei felice. Noi dobbiamo approcciare il problema dal punto di vista filosofico: quale è il modo migliore per porsi nei confronti del pianeta e delle relazioni umane e quindi qual è il nostro vero benessere.”. Sei artisti provano a chiedersi cosa sia sopravvissuto dell’uomo in quest’epoca fluida ed insicura, depauperata di ogni ricchezza materiale ed astratta, un’epoca di sterile stallo. La mostra si muove in tre spazi, i quali ospitano ciascuna i lavori di due artisti: Peppe Pappa ed Antonio Barbagallo, Ilia Tufano e Anna Pozzuoli, Andrea Colaianni e Livio Marino Atellano. Peppe Pappa sottolinea come lui stesso abbia tenuto a mantenere i “momenti” di queste opere “non separati, ma come momenti di stazionamento, di dialogo con gli artisti”.

PEPPE PAPPA E ANTONIO BARBAGALLO

Il lavoro concettuale di Peppe Pappa, intitolato “Io con me”, subisce il fascino di Salvador Allende, di cui possiamo leggere una lunga citazione su uno dei muri della stanza in cui è contenuta l’opera. E’ costituito da un trittico dove, su sfondo nero, spiccano tre elementi: sul primo, la frase “affrettarsi a morire”; sul secondo una terra priva di vita, grigia come un satellite e senza la minima straccia d’acqua, e sulla terza una poesia dell’autore, un “pronunciamento”, come la definisce lui stesso. “Allende pensava che un gruppo di persone che non era un partito o una società ma solo un blocco economico avrebbe portato problemi alla gente, alla popolazione.” spiega l’autore stesso, riguardo la citazione presente nella stanza. “Affrettarsi a morire, attenzione, non è una resa, ma ricominciare, uscire da questo stallo, cercare la fratellanza di altri uomini per rifondare le coscienze sociali di una democrazia. A me fa paura quando la democrazia è gestita da pochi uomini e sottrae conoscenza alla massa.”. Conoscenza, cultura e democrazia come risorse che dunque si consumano, di cui ci si può appropriare e che possono essere perdute per sempre; ma anche risorse che possono essere coltivate nuovamente in una terra diversa e che possano costruire un mondo diverso, finalmente giusto. “Bisogna smettere di fare del decorativo, perché ormai tutti sono capaci di produrre delle immagini, oggi le tecnologie aiutano, però questa capacità del contemporaneo non deve illuderci di essere capaci di dialogare. Anzi: bisogna stare attenti perché banalizza il dialogo. L’arte non deve diventare una pratica, chi la produce deve produrre un messaggio e chiedersi questo quale finalità abbia.”
Il lavoro di Antonio Barbagallo, “Lunario del tempo a venire”, è un lavoro sul recupero di oggetti “anche persi, dimenticati, insignificanti”, come ci racconta lo stesso artista, “che però sono le tracce del lavoro degli umani”. Su delle piccole mensole vediamo degli oggetti: piante, lance e vasetti. Attraverso gli utensili e le spezie vengono rappresentati l’acqua, la terra, il fuoco. Tutto ciò che è stato ricchezza per l’uomo è tramutato dallo stesso in dinamismo attraverso i commerci e gli scambi, ed oggi che le nostre risorse diventano sempre più scarse è necessario comprendere tali dinamiche che sono state e ancora sono spesso predatorie, che rompono gli equilibri. Le piante presenti nell’opera sono cresciute durante la mostra: i semi sono stati piantati al suo inizio. Tutto è dinamismo, tutto è crescita: la risorsa che dobbiamo conservare, la risorsa che non dobbiamo perdere o di cui ci dobbiamo riappropriare è la comprensione di questo movimento.

ILIA TUFANO E ANNA POZZUOLI

Ilia Tufano è un’operatrice culturale che gestisce a Napoli uno spazio chiamato “Movimento Aperto”, che ha sede a via Duomo. L’opera che propone al pubblico porta il nome di “Catastrofe imminente” ed è essenziale ed elegante, costituita da quattro dischi di pietra, che rappresentano la Terra, su tre dei quali sono incise delle parole: cenere, fuoco, terra. Se continueremo a consumare le nostre risorse, se consumeremo la terra, rimarrà solo cenere – solo un disco vuoto, privo di vita e senza nessuno che possa leggervi alcun significato, proprio come il quarto disco che conclude l’installazione, l’unico che non porta su di sé alcuna parola e che troviamo poggiato in un angolo, dimenticato e simile ad un asteroide. Per evitare questo triste epilogo dobbiamo necessariamente ascoltarci – finchè ci sarà possibile – e cambiare la nostra vita.
Il lavoro di Anna Pozzuoli è invece vistoso e colorato, gioiosamente e piacevolmente chiassoso. Anna Pozzuoli lavora nel campo dell’educazione, e il suo intento è quello di informare e formare le future generazioni riguardo queste tematiche. La sua opera non a caso si chiama “Children and hearth card”, ed è costituito da un quadrato di metallo intorno a cui danzano le forme umanoidi e colorate che rappresentano le generazioni future. “E lì [nelle generazioni future, ndr] che se pianti un seme sboccerà qualcosa.”, commenta il collega Antonio Barbagallo.

ANDREA COLAIANNI E LIVIO MARINO ATELLANO

Andrea Colaianni si definisce come “un passatore”- termine antico che indicava coloro che giravano di villaggio in villaggio raccontando storie e cronache, e difatti la sua opera, fuori qualsiasi schema, si chiama “L’artista è un passatore”. E’ la prima volta che entra in uno spazio di galleria – non ha portato un opera ma un collage dei suoi interventi, delle sue installazioni su tematiche riguardante il sociale ed il territorio. E’ un artista itinerante che pensa che l’arte possa consistere nella relazione tra autore ed ambiente, tra l’arte stessa e coloro che vivono gli spazi.
Livio Marino Atellano chiude la mostra con un’opera che prende tutta la parete, un’opera che lascia quasi senza fiato e che comunica un silenzio assordante. Dal titolo “Quinto stato”, ci mostra delle cornici – rivestite di fotografie e fogli di giornale – che contengono al loro interno delle figure umane o frammenti delle stesse che hanno una sola cosa in comune: alzano le mani in segno di resa. Ognuno di loro si è rassegnato alla propria situazione e si è rinchiuso nella propria teca – non una folla, non una moltitudine, ma un insieme di singolarità, di individui soli ed isolati. Monadi, esseri fermi nel proprio elemento chiuso ed impossibilitate alla comunicazione. La perdita dell’abitudine ad incontrarsi è mortificante, l’impossibilità di comunicare e di possedere una comunità in cui aiutare ed essere aiutati è forse la perdita della risorsa più preziosa dell’uomo, più di qualsiasi metallo o spezia.

La mostra-incontro “La carta della Terra” è una mostra diversa da tutte le altre, a suo modo dinamica come il messaggio che vuole trasmettere: le opere che la compongono dialogano tra loro, per assonanza o contrasto, e interagiscono anche con il visitatore, che guardandole scopre e rivede parti di sé e del mondo che lo circonda, parlando delle risorse della Terra e del nostro rapporto col pianeta in una maniera del tutto inedita – cruda ma mai priva di speranza. Il finissage ci sarà domenica 17 Marzo dalle ore 09,30 alle 14,00, presso il Palazzo delle Arti (PAN) di Napoli.

Voce ‘e Sirena, martedì 19 marzo al cinema Delle Palme

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Voce ‘e Sirena
Voce ‘e Sirena

Come capitalizzare un patrimonio unico al mondo di ricchezze storiche e di passione intellettuale? È una delle domande che pone l’ultimo lungometraggio di Sandro Dionisio, “Voce ‘e Sirena”, evento al cinema Delle Pame martedì 19 marzo, ore 21. Il film, girato nelle rovine allora fumanti di Città della Scienza, è un accorato dialogo filosofico tra anime diverse della città, incarnate da Rosaria De Cicco, Cristina Donadio, Agostino Chiummariello, Enzo Moscato, cui si affiancano gli interventi, tra gli altri, di Aldo Masullo, Silvio Perrella, Marino Niola, Elisabetta Moro, Antonio Biasiucci e Christian Leperino, affiancati dalle performances di Riccardo Veno, Vincenzo Danise, Solis Quartet e Maria Pia De Vito.

La proiezione del film, a sei anni dal rogo di Città della Scienza, è l’occasione per mantenere viva una riflessione a più voci sulla “città porosa”. Martedì al Delle Palme col regista Cristina Donadio, Rosaria De Cicco, Agostino Chiummariello, Domenico Ciruzzi, presidente della Fondazione Premio Napoli, e l’antropologo Marino Niola risponderanno alla domanda “per chi canta la Sirena?”, stimolando il pubblico attraverso la “mediazione” del giornalista e saggista Francesco Bellofatto ad un ascolto più partecipe delle sorti della città, perché ci si faccia promotori di un reale rinascimento al di là delle strumentalizzazioni di convenienza.

“Voce ‘e Sirena”

Patrizia e Sofia, coinvolte professionalmente nella gestione dell’area museale di Città Della Scienza rispettivamente come commissario delle indagini e custode del presidio, attraversano le rovine del rogo che ha oltraggiato Napoli e in quelle macerie ritrovano un senso di appartenenza, evocando le voci più nobili e antiche della storia millenaria della città. Rappresentano l’una la borghesia napoletana e l’altra l’invincibile popolo napoletano: sono figure reali, quotidiane, ma riveleranno presto la loro natura mitologica.

Il regista Sandro Dionisio ha dichiarato: “Sei anni dopo il rogo, il teatro dolente, eppure affascinante, di rovine in cui ho girato il mio ultimo film “Voce ‘e Sirena” non esiste più. L’area colpita dall’atto criminoso è stata meritoriamente ripulita ed è pronta a ospitare nuovi progetti virtuosi e innovativi oggi da cittadino, prima che da artista, mi chiedo qual’ è il passo necessario e conseguenziale per dirigere la città verso un esito felice e rifondatore e con quali forze metterlo in atto . Mi aspetto che la risposta arrivi dalla società civile, come è giusto e, forse, necessario, e per questo indirizzo i miei sforzi verso un cinema del reale, che sia, assieme, memoria e azione, documento e stimolo di ciò che è in atto nel sociale. Dei miei lungometraggi “Voce ‘e Sirena” è il più ardito: un mix di cinema, documentario, musical e di finzione con echi teatrali. Una vera sfida per quanto riguarda il lavoro di set: abbiamo trascorso settimane incantate e faticosissime tra rovine e miasmi, ritrovando tra le macerie fumanti un senso misterioso di dedizione e di appartenenza alla settima arte e al nostro territorio. Una sfida vinta anche e soprattutto grazie al contributo ispirato dei miei protagonisti e di una piccola grande troupe in stato di grazia. “Voce ‘e Sirena” è nato d’impulso come reazione all‘atto vandalico. Ora che il ciclo lucreziano di morte e rinascita è compiuto, bisogna progettare un nuovo futuro per quell’area e per la città. Mi auguro che la visione della memoria documentaristica sulle rovine sappia ricordare a ciascuno l’ombra che abbiamo attraversato, affinché ci permetta di dirigerci speditamente verso un esito luminoso dove solo il canto della Sirena possa innalzarsi, tra cielo e mare, sopra Parthenope”.

FridaysForFuture invade le strade di Napoli

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fridaysforfuture

FridaysForFuture, il movimento contro i cambiamenti climatici iniziato da Greta Thunberg, arriva a Napoli.

FridaysForFuture è il movimento di protesta che ha risposto alla chiamata di Greta Thunberg, la 16enne attivista svedese per i cambiamenti climatici, che a dicembre tuonò contro i leader mondiali al summit di Katowice e pochi giorni fa ha ricevuto la candidatura al Nobel per la pace.

L’iniziativa, che è volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sul riscaldamento globale dovuto alla mano dell’uomo e a richiedere risposte adeguate all’élite politica europea, sta alimentando fuochi di protesta in tutto il mondo.

Ieri, il fiume di giovani di FridaysForFuture è giunto anche tra le strade di Napoli. La manifestazione, partita da Piazza Garibaldi con arrivo finale a Piazza del Plebiscito, ha visto la partecipazione calorosa di circa ventimila persone. Tra loro soprattutto studenti medi e universitari, ragazze e ragazzi scesi in piazza a sostegno della causa ecologica, ma anche tanti adulti che vogliono esprimere il proprio sostegno all’iniziativa, accompagnati da vari movimenti ambientalisti.

I ragazzi di FridaysForFuture vogliono la rottura di un sistema politico-economico che sta lasciando solo macerie dal punto di vista sociale come da quello ambientale. “Bisogna pensare a un nuovo sistema energetico per salvare il pianeta”, dice qualcuno tra gli studenti che hanno invaso le strade della città tingendosi le mani e il volto di verde.

Ci sono state tensioni con la Polizia quando il corteo è stato bloccato per la contestazioni al Ministro Salvini, in arrivo in città. In Via de Gasperi, una frange del corteo ha esposto i volti di Salvini, Di Maio e De Luca con la scritta: “Siete voi i responsabili del biocidio“. Dopo il blocco, i manifestanti sono riusciti a far rispettare ai tutori della legge il prestabilito e autorizzato percorso del corteo, arrivato a Piazza Plebiscito come previsto.

Gli ultimi rapporti sui cambiamenti climatici riducono sempre di più la possibilità temporale di un azione concreta per rovesciare l’andamento drammatico del surriscaldamento globale, le cui conseguenze climatiche saranno sempre più tangibili e catastrofiche.

La tematica ambientalista in generale, tra l’altro, non potrebbe essere più sentita in Campania, in quella Terra dei fuochi dove si continua a morire ogni giorno a causa di roghi e sversamenti e dove, come ci ricordano i manifestanti che parlano di biocidio, la politica è stata, se non complice, asino coi paraocchi.

 

Sebastiano Somma al Teatro Augusteo con “Lucio incontra Lucio”

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Lucio incontra Lucio
Lucio incontra Lucio

Al Teatro Augusteo di Napoli, lunedì 25 marzo 2019, sarà in scena Sebastiano Somma con “Lucio incontra Lucio”, spettacolo di cui cura anche la regia, scritto da Liberato Santarpino, che racconta i successi e i lati più intimi di due tra i più grandi cantanti e autori della storia della musica italiana: Lucio Dalla e Lucio Battisti.

Protagonisti dello spettacolo, sul palco con Sebastiano Somma, anche le voci di Elsa Baldini, Alfina Scorza, Paola Forleo, Francesco Curcio; e la musica di Sandro Deidda al sax, Guglielmo Guglielmi al pianoforte, Lorenzo Guastaferro al vibrafono, Aldo Vigorito al contrabbasso, e Giuseppe La Pusata alla batteria.

Lo spettacolo “Lucio incontra Lucio” si ispira a uno dei capitoli più belli della storia cantautorale italiana, la vita di Lucio Dalla e Lucio Battisti, mettendo in scena un’originale lettura della vita dei due grandi cantautori italiani, due uomini accomunati dalla stessa passione per la musica, due uomini nati a distanza di sole dodici ore: il 4 marzo 1943 Lucio Dalla e il 5 marzo 1943 Lucio Battisti.

La ‘nascita in parallelo’ dei due immensi artisti è lo spunto dal quale Santarpino è partito per la scrittura del testo, chiamando in causa, con un guizzo di fantasia, gli dei Zeus, Afrodite, Ares e Apollo, per poi riprendere il filo della storia, quella vissuta tra palco e realtà.

Entrambi i cantautori, con le differenze geografiche di provenienza e di stile musicale, hanno dato lustro al panorama della musica italiana introducendo elementi di assoluta innovazione nella canzone italiana. Non sono mai stati l’uno contro l’altro e si sono apprezzati umanamente e artisticamente.

Certamente diversi, erano uniti dall’esigenza di sperimentare nuove strutture musicali, tanto da rinnovare profondamente la canzone italiana, influenzando inevitabilmente tutti coloro che sono venuti dopo: Battisti lo ha fatto in modo più personale, scegliendo di non apparire sulle scene per diversi anni, evitando i concerti e formando con Mogol, autore dei testi di gran parte delle sue canzoni, un sodalizio che resterà nella storia della musica italiana; Dalla al contrario, autore estroso capace di scrivere testi eccezionali, è stato meno solitario, ha duettato con i più grandi cantanti italiani e internazionali e ha fatto conoscere, insieme a Morandi, Guccini e altri, la sua Bologna nel mondo, dando vita a un filone cantautorale che oggi rivive in tanti artisti.

Erano gli inizi degli anni ‘80 quando Dalla parlò a Battisti di un suo grande progetto, da fare insieme: una grande tournèe e poi un disco da incidere. Battisti rifiutò l’invito, ormai immerso in una nuova sperimentazione musicale, con la decisione di sparire dalle scene. “Lucio incontra Lucio” quindi prova a figurare quell’incontro artistico mai avvenuto, anche se solo immaginario, raccontandolo attraverso le loro canzoni: 4 marzo 1943; Pensieri e parole; Mi ritorni in mente; La casa in riva al mare; Il mio canto libero; Il gigante e la bambina; Acqua azzurra acqua chiara; Piazza Grande; Emozioni; Come è profondo il mare; La canzone del sole; L’anno che verrà; Amarsi un po’; Futura; Con il nastro rosa; Caruso; L’arcobaleno.

La regia di Sebastiano Somma ha cucito in maniera attenta uno spettacolo fatto di musica, suggestioni, immagini e parole, attingendo al suo amore verso i due grandi cantautori, cercando di ricostruire e consegnare al pubblico un’ora e 35 minuti di spettacolo in atto unico, raffinato ed elegante, denso di emozioni e colori, per ricordare ai giovani e ai meno giovani la grande arte che i due cantautori italiani hanno prodotto e lasciato in dote a tutti noi.

“Lucio incontra Lucio” è una produzione dell’Associazione Orchestra da Camera della Campania. Gli arrangiamenti sono di Sandro Deidda e Guglielmo Guglielmi. Immagini di Sara Santarpino per Lumetrie immagini multimediali. Disegno luci e audio a cura di Free Service di Ciro Ascione. Immagini multimediali a cura di Mariano Soria. I disegni animati sono di Irene Servillo.

Alla scoperta di GuapaNapoli con Armando Grassitelli

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GuapaNapoli è un’associazione che unisce passione, cultura, sport e salute, tutto rigoramente made in Napoli. L’associazione produce e propone spettacoli, corsi di ginnastica posturale e propone attività per grandi e piccini in tutta la Campania. In occasione dello spettacolo di Federico Buffa alla Casa Della Musica, abbiamo incontrato il fondatore dell’associazione Armando Grassitelli che si è concesso ai nostri microfoni.

Come nasce GuapaNapoli?

GuapaNapoli nasce nel 2015 per iniziative mia, di mia moglie Marta Del Giudice e di Roberta Cuomo, con l’idea di offrire e presentare a Napoli delle idee e delle iniziative, seppur sporadiche, ma coerente con un progetto narrativo che mira a mostrare “la bella Napoli”. Per “bella” intendiamo un qualcosa che vada oltre la banalità, sia per gli ospiti che per gli spettacoli. Cerchiamo sempre artisti che hanno un forte legame con Napoli“.

Il 5 marzo avete riportato a Napoli Federico Buffa con il suo spettacolo “Il rigore che non c’era”. Perchè proprio lui?

Federico Buffa era il nostro sogno nascosto. Ci siamo resi conto di aver scelto nel corso degli anni sempre artisti che stimavamo molto, come ad esempio il comico Francesco Arienzo, lo scrittore Lorenzo Marone. Federico Buffa è il miglior narratore italiano e dato che a noi le narrazioni piacciono e inoltre ha sempre dichiarato di amare Napoli e ad un certo punto è iniziato un corteggiamento due anni fa. Era iniziato affinchè venisse a Napoli per un piccolo incontro, dato che tiene spesso corsi di comunicazione e poi ad un certo punto è stato lui a proporci il suo spettacolo. Non è stato facile, anche perchè Buffa è abituato a grandi teatri, dato il cachet importante, ma con il lavoro duro abbiamo raggiunto un accordo. Abbiamo realizzato un sogno e siamo stati la prima associazione privata ad ospitare Federico Buffa e ne siamo molto fieri“.

C’è stato il riscontro che speravate?

Assolutamente no. Abbiamo avuto 350 spettatori, me ne aspettavo il doppio. Probabilmente abbiamo fatto qualche errore di comunicazione, non ha funzionato bene la gestione del rapporto con la stampa. La grande Stampa ci ha ignorato e per grande intendo ad esempio Mattino, Repubblica e Il Corriere e la scelta del più grande quotidiano napoletano di non menzionarci neanche nella pagina eventi, è stata voluta. Siamo riusciti ad intercettare molte persone e sono contento che lo spettacolo sia andato bene e, soprattutto, che sia piaciuto, ma sono meno soddisfatto per i numeri“.

Ci sono altri eventi o sogni che hai intenzione di  realizzere?

Di sogni tantissimi e inseguiamo sempre il prossimo. Adesso dobbiamo rallentare un attimo anche perchè gli eventi dell’associazione sono incastonati all’interno di una nostra attività che prevede corsi di comunicazione di mia moglie Marta, con corsi di Yoga e seminari informativi medici. Mediamente una volta al mese organizziamo eventi ed abbiamo tanti sogni nel cassetto. Ad aprile presenterò il mio libro “Una famiglia con la EMME maiuscola”, a maggio andremo alla fiera “Ricomincio dai libri” Sorrento Edition e porteremo lì uno spettacolo di Michelangelo Iossa. Sempre a maggio, insieme a Michelangelo ci toglieremo un piccolo sfizio: tornare a cantare insieme. Faremo un piccolo spettacolo musicale. Altro sogno è portare a Napoli lo spettacolo di Andrea Zorzi che è passato inosservato e abbiamo intenzione di riproporlo in una veste più organica e completa. Stiamo cercando una struttura adatta per poterlo fare“.

Da dove nasce “Una famiglia con la EMME maiuscola”?

Una famiglia con la EMME maiuscola è un racconto inedito che ha vinto il premio Troisi nel 2018. Nasceva come semplice ispirazione surreale ed ironica della mia famiglia. Nei miei libri molto spesso tratto il tema della famiglia. Tutto è nato come divertimento. Parlo di una famiglia composta da quattro persone, proprio come la mia ed ho caratterizzato i personaggi con tratti surreali, tranne l’età, l’ho mandato al premio Troisi ed ha vinto. Sono stato premiato da Nino Frassica, Lino Banfi, Maurizio De Giovanni e da questo è nato il libro “Una famiglia con la Emme Maiuscola e altri racconti”. Un libro che tratta vicende caratterizzate da passione, sport e ironia, componenti essenziali della mia vita“.

Il 19 marzo al Duel Village di Caserta serata a sostegno del Csa Ex Canapificio Caserta e del Movimento Migranti e Rifugiati

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Di Nicola Avolio – Martedi 19 marzo marzo al Duel Village di Caserta ci sarà serata a sostegno del Csa Ex Canapificio Caserta e del Movimento Migranti e Rifugiati. Durante la serata ci sarà la proiezione del film “Il paese nostro”, sarà presente Andrea Segre (ZaLab) e interverranno Valerio Mastrandrea e Toni Servillo. 

Il Paese Nostro che raccontiamo nel film è quello in cui crediamo, un Paese dove il noi è anche loro, dove il noi non è un piccolo circolo chiuso e monoetnico, ma un cerchio capace di aprirsi e cambiare.”

Paese Nostro” è un film sugli operatori dei progetti di accoglienza della rete SPRAR che ZaLab ha realizzato nel 2016 per conto del Ministero degli Interni, ma che poi non è mai stato distribuito.
Ora ZaLab ha deciso di mostrarlo gratuitamente anche senza l’autorizzazione del Ministero, superando il silenzio che fin qui l’ha reso invisibile. D’altronde i fondi europei con cui il film è stato realizzato prevedevano la sua distribuzione e non la sua scomparsa. Il film è costituito da 6 cortometraggi e ritrae sei operatori sociali impegnati a diverso titolo e in diverse regioni italiane nei progetti SPRAR. Uno di questi cortometraggi racconta proprio l’esperienza di un operatore dello Sprar di Caserta gestito dal Centro sociale Ex Canapificio, in questi giorni al centro di tensioni legali e politiche.

Martedì 12 marzo, i carabinieri della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno messo sotto sequestro il Centro Sociale, uno spazio che da 25 anni è presidio di diritti, giustizia, antirazzismo e anticamorra. La Procura ha ritenuto sussistere l’imminente rischio di crollo dell’intero stabile, sollecitando la proprietà dell’immobile, la Regione Campania, a lavori di adeguamento. La presenza del centro sociale presso l’ex canapificio, negli ultimi 20 anni, ha salvato lo spazio dalla speculazione e dal degrado, ed è giusto che siano effettuati lavori per dare splendore e dignità ad un centro polivalente e di eccellenza quale è.

Il centro sociale è il luogo in cui centinaia di famiglie casertane hanno trovato supporto per l’accesso alle varie forme di sostegno al reddito, dai Lavori di Pubblica Utilità al Reddito di Inclusione e di Cittadinanza. L’ex canapificio è la casa del movimento dei migranti e dei Rifugiati che dal 2002 conta migliaia di partecipanti, così come è il centro organizzativo di uno dei Progetti SPRAR più grandi d’Italia realizzati con accoglienza diffusa. Quando, però, per motivi di sicurezza si chiude un presidio di legalità quale può essere una struttura che eroga servizi con finalità istituzionali, gli enti locali hanno il dovere di attivarsi per ripristinare quanto prima la sicurezza, per riaprire il Centro sociale ex canapificio garantendo la continuità di quei servizi.

“La figura femminile nella poesia di Fabrizio De Andrè” al Teatro Gelsomino

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In occasione della festa della donna e del ventennale della morte di Fabrizio De André, l’associazione “La Fonte delle Muse” ha organizzato una rappresentazione teatrale sulla figura della donna nella poesia, nell’arte e nella musica, che si è tenuta al Teatro Cinema Gelsomino di Afragola. Icona della manifestazione è stato proprio il cantautore scomparso nel 1999, che ha dedicato alla figura della donna, la sua arte.

Le alunne del Liceo Brunelleschi, che hanno aperto e chiuso lo spettacolo, hanno proposto alla platea uno spezzone delle tragedie greche, recitate in lingua, encomiando eroine della grecità classica quali Medea, Antigone, Ismene, simboli della condizione socio psicologia delle donne del tempo. Come i tragediografi del V secolo a.C., attraverso le sue canzoni, che è più corretto definire poesie, De André fornisce uno scorcio della società contemporanea, in cui parallelamente alla lotta per il riconoscimento dei propri diritti, la donna è vittima di delinquenze e disumanità. Per l’occasione, la fondazione “Fabrizio De André” con Giuseppe Cirigliano alla chitarra e la splendida voce di Iolanda Capasso, ha deliziato gli spettatori con cover delle famosissime “Bocca Di Rosa”, “La canzone di Marinella” e “Via del Campo” dedicate a tre donne diverse, accomunate dallo stesso destino. La figura della prostituta è infatti tematica centrale della canzone di De André, che racconta di ragazze a cui è stato strappato il proprio futuro, la propria dignità, maltrattate e uccise proprio da chi pagava per spendere qualche ora in loro compagnia.  Prima dei saluti finali, l’emozionante recitazione del “canto delle donne”  di Alda Merini, dedicato alle 106 vittime di femminicidio secondo i dati raccolti da EU.R.E.S., ha lasciato tutti senza parole, straziati, tristemente consapevoli di dove la crudeltà umana può arrivare. Congedati dal brillante presidente della “Fonte delle Muse”, Gennaro Castaldo, è stato allestito uno spazio adibito alla mostra dei lavori artistici degli alunni delle scuole ospiti, in linea con la tematica affrontata in scena, a chiusura della straordinaria serata.

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