martedì, Aprile 1, 2025
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Casalnuovo, il Comune crea una short-list per incarichi di assistenza tecnico-professionale

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Il Comune di Casalnuovo di Napoli intende costituire un ristretto elenco (short list) di Esperti, per l’affidamento di incarichi professionali nell’ambito della funzione di predisposizione e gestione dei documenti richiesti per laprogrammazione, attuazione e rendicontazione delle operazioni e degli interventi cofinanziati dal P.I.C.S.
L’avviso resterà valido fino al 31.12.2020 e pertanto la Short List ha carattere aperto, dunque sarà sempre possibile iscriversi presentando domanda secondo le modalità previste dal presente Avviso.

I contenuti dei servizi richiesti sono riconducibili alla consulenza, gestione, attuazione, monitoraggio, rendicontazione, informazione e comunicazione, ossia all’insieme delle attività necessarie per sostenere l’esecuzione del Programma e garantire la corretta gestione delle risorse finanziarie in termini di efficienza ed efficacia.
I professionisti dovranno fornire, nelle attività sopra indicate, peculiari e qualificati apporti professionali ed operativi utili a garantire un elevato ed aggiornato contributo di conoscenza ed una capacità di elaborazione nelle aree di intervento del programma.

Ecco il comunicato:

BANDO SHORT LIST PICS

 

Il pallone è rosa. Il calcio al tempo delle donne

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di Ilaria Di Leva – Sono lontani i tempi in cui, nell’antica Grecia, le donne erano escluse dai giochi olimpici e addirittura non era consentito loro neppure assistervi.

Un famoso aneddoto racconta che la madre di un atleta si fosse travestita da uomo per seguire il figlio, da allora fu imposto a tutti i partecipanti, sportivi, allenatori e pubblico, di presentarsi nudi. È trascorso qualche secolo appena.

Oggi lo sport, è più che mai roba da donne. Non si tratta solo delle tante sportive che si distinguono per bravura e records nelle più disparate discipline, dal nuoto, al tennis, passando per l’atletica leggera, ma di quell’esercito rosa di fedelissime che segue ferventemente lo sport ad ogni livello. Le donne sono ovunque e il calcio ne è l’esempio più lampante.

Dimenticatevi delle “wags” capeggiate da Wanda Nara e Ilary Blasi o delle soubrette che inneggiano, svampite, alla squadra con i colori che meglio si intonano ai loro capelli.

Qui parliamo di giornaliste di tutto rispetto, colte, competenti e gagliarde, che hanno scalzato i loro colleghi maschi e abbattuto gli storici pregiudizi che legano ai calcio ai discendenti di Adamo, con professionalità ed impegno.

Le donne si sono evolute fino a comprendere e saper spiegare i meccanismi del fuorigioco, ferendo mortalmente l’ego narcisista degli uomini, convinti che fosse una sorta di quarto segreto di Fatima inaccessibile al gentil sesso, e a saper distinguere i differenti moduli di gioco, neanche avessero studiato a Coverciano. Donne disposte a qualsiasi rinuncia pur di seguire la propria squadra, che tifano, piangono e gioiscono, mosse da una fede quasi religiosa, perché lo sport è innanzitutto senso di appartenenza e lealtà.

In quei 90 minuti svestono i panni delle madri, mogli o donne in carriera super impegnate e si trasformano in partigiane veementi e calorose, ancor più degli uomini. Perché,se la fenomenologia del tifo si basa sulla passione e sulla fedeltà, non può che essere prerogativa indiscussa dell’universo femminile. E, poi, diciamocela tutta, non c’è niente di più erotico di una donna che impreca contro l’arbitro “venduto”.

A-Medeo al Nuovo Sancarluccio

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Sabato 14 (ore 21:00) e domenica 15 aprile (ore 18:00), presso il Nuovo Teatro Sancarluccio si terrà A-Medeo di Marina Cioppa e Michele Brasilio con Stefania Remino e Antimo Navarra per la regia di Michele Brasilio.

SINOSSI:
L’opera viaggia attraverso lo studio di alcuni personaggi di Eduardo De Filippo; in particolar modo concentrandosi sulla figura dei figli. Partendo dal concetto che un attore quando sale sul palcoscenico “uccide” la persona che è per far vivere un personaggio che non esiste se non esclusivamente sulla scena. La volontà dell’opera è dunque quella di rivendicare la paternità artistica del maestro. I lavori di De Filippo si innestano su un gioco fatto di luci e immagini che riescono a dare voce ai silenzi. L’autore si serve così di commedie quali “Mia famiglia”, “ Filumena Marturano”, “Bene mio, core mio”, “Gennareniello” , “Sabato, domenica e lunedì”, “L’abito nuovo”, “Napoli milionaria”, “Natale in Casa Cupiello” in cui la presenza dei figli è determinante per lo svolgimento dell’opera stessa e il riconoscimento degli altri personaggi. La modernità degli anni 2000 ha portato a numerosi cambiamenti immaginabili, ma nonostante questo per tutte le madri “i figli sò figl e sono tutti uguali”. L’autore seppur giovane entrando in punta di piedi ha voluto così analizzare quella che è la raffinata e forse ineguagliabile drammaturgia di Eduardo immaginando di essere lui stesso un suo figlio e cambiando così la prospettiva di scrittura che è quella di un figlio che osserva, analizza e forse arriva a comprendere la figura del padre, spesso fatta di errori e mancanze, piuttosto che l’inverso. E’ un testo particolare, introspettivo, che volutamente ha un finale aperto; lo spettatore deve sentirsi libero di immedesimarsi o meno nella figura di un genitore quanto di un figlio, e di odiare quanto comprendere certe scelte che inevitabilmente rientrano in una soggettività e una sfera intima in cui l’autore non vuole , non può entrare fino in fondo. La scelta degli attori non è casuale si è volutamente pensato a due giovani artisti la cui caratteristica primaria è la passionalità e la naturalezza scenica che, secondo l’autore e il regista, è fondamentale per un testo come questo. Il testo è originale. (VulìeTeatro)

NOTE DI REGIA: Abbiamo preso in esame i figli nelle opere di eduardo e il progetto era quello di farli essere protagonisti, di dar loro il fiato che avrebbero voluto, forse. Il testo, che inevitabilmente si avvale di citazioni eduardiane, cerca di mantenere uno sguardo  contemporaneo in cui reale e surreale si alternano e quasi si confondono. La regia cerca di vivere i pensieri o forse solo di rievocarli.(Michele Brasilio)

NOTE D’AUTORE: Tutto gira intorno alla figura del padre che, seppur assente, è però fondamentale al punto che gli attori che interpretano i personaggi di Eduardo ne richiedono la presenza esplicandola come bisogno nonché come necessità di riconoscimento paterno. Eduardo disse: “il teatro è gelo, così si fa e così l’ho fatto: è cresciuto mio figlio e non me ne sono accorto, per fortuna è cresciuto bene”. È di questa attenzione che i due figli nella pièce hanno bisogno, è questo diritto che  due attori rivendicano.   I valori forti come quelli della famiglia e del legame di sangue tra figli e genitori è qualcosa che nemmeno il tempo e l’evolversi della società può mutare. (Marina Cioppa)

Cenni biografici

VulìeTeatro è un’Associazione culturale che produce spettacoli teatrali di nuova drammaturgia e teatro contemporaneo.  VulìeTeatro produce testi originali.

Michele Brasilio da diversi anni è autore di cinema e teatro. Si occupa di critica teatrale da due anni, scrivendo su testate che si occupano di spettacolo. Da sette anni lavora come attore e aiuto regia presso Officinateatro di San Leucio. È regista teatrale e cinematografico.  Contemporaneamente è stato scelto per la partecipazione a diversi stage teatrali, alcuni dei quali con Mimmo BorrelliAntonello TodiscoMichele Pagano. Ha frequentato, inoltre, incontri teatrali organizzati da Romeo CastellucciAntonio LatellaManiaci D’AmoreCarullo Minasi. Ha preso parte ad uno stage con Walter Manfré.

Ha frequentato il workshop “Corpi scritti” con Frosini/Timpano.  <<Il teatro è pronto a far resuscitare qualcosa di vivo>>.

 Marina Cioppa scrive da diversi anni al servizio del teatro e del cinema, spaziando tra la lingua vernacolare napoletana (di solito si tratta di poesie) e la lingua italiana di nuova drammaturgia. Si occupa di giornalismo e critica teatrale scrivendo per diverse testate nazionali e regionali. Conduce una trasmissione radio dal titolo I Bastardi di Radio Siani, su Radio Siani. Dopo due laboratori teatrali nel territorio campano, iniziati ancora dodicenne, si diploma attrice-doppiatrice presso la “Voice-Art Dubbing” di Roma, con Dante Biagioni, Nino D’Agata, Anna Masullo, Riccardo Cascadan. Fonda VulìeTeatro con Michele Brasilio e scrive testi per il teatro contemporaneo. Ha scritto testi per il festivalOverture”presso  Officinateatro. Ha preso parte ad uno stage con Walter Manfré per il suo teatro della persona.  Ha frequentato il workshop “Corpi scritti” con Frosini/Timpano.

<<in drammaturgia occorre fondamentalmente “osservare bene”, il resto poi si muove da solo e devi solo descriverlo>>.

Il teatro comico di Carlo Goldoni allo ZTN

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Una produzione  Do.Te. Teatro

Uno spettacolo di Ciro Fiengo

 

Sarà in scena allo ZTN, sabato 7 e domenica 8 aprile, e in replica la settimana seguente venerdì 14 e sabato 15 , e infine sabato 21 e domenica 22 aprlie l’adattamento in tre atti dell’opera datata 1745 di Carlo Goldoni “Il Teatro Comico” targato Do.Te Teatro e in collaborazione con Naviganti InVersi, scritto e diretto da Ciro Fiengo.

Attraverso il protagonista del testo, il capocomico Orazio, vero alter ego del commediografo veneziano, Goldoni analizza il ruolo dell’attore, il sentimento del pubblico e le varie sfaccettature del suo nuovo teatro di “carattere”, un teatro fatto di personaggi e di figure più complesse rispetto alle maschere standardizzate che, pur venendo dalla gloriosa tradizione della Commedia dell’Arte, avevano da tempo annoiato il pubblico il pubblico più esigente. Il protagonista non è più l’Orazio settecentesco, maestro misurato e persuaso dal dovere artistico e morale di dare un nuovo teatro al pubblico, ma è un Orazio moderno, comicamente ossessionato dalla povertà di comntenuti di alcuni ambienti (televisivi soprattutto) della comicità contemporanea. La medicina per guarire queste ossessioni è proprio l’idea di mettere in scena con la sua compagnia “Il Teatro Comico” di Carlo Goldoni.

Fiengo con il suo adattamento azzarda un esperimento, portando il capolavoro goldoniano (capolavoro perché immortale) ai giorni nostri. E così opera il passaggio dal  Teatro Comico al Teatro Comico di Carlo Goldoni, strutturando il testo su due livelli: quello della testo del 1745 e quello della storia attuale, intessendo i due piani con un’ironia che si rivela sempre attuale, tanto nel XVIII secolo che nel 2014

CAST:

Ciro Fiengo

Michele Maria Lamberti

Sabrina Augusto

Enrico Postiglione

Stefano Aloschi

Paola Neri

Tommaso Sabia

Alessandro Mostroserio

Adriana D’Agostino

CALENDARIO E ORARIO SPETTACOLI

Sabato 7 aprile, ore 21.00

Domenica 8 aprile, ore 18.30

Sabato 14 aprile, ore 21.00

Domenica 15 aprile,ore 18.30

Sabato 21 aprile, ore 21.00

Domenica 22 aprile ore 18.30

 INFO E PRENOTAZIONI:

Telefonare al numero 3398120927 o inviare una mail all’indirizzo navigantiinversi@gmail.com.

Come tutti gli spettacoli che vanno in scena allo ZTN, l’ingresso è gratuito e l’uscita è a “Cappello”.

LAURA ai Quartieri Airots

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Dal 12 al 15 aprile (dal giovedì al sabato alle ore 21 e domenica ore 18:30) ai Quartieri Airots (via Carlo de Cesare, 9 – Napoli), Murìcena Teatro presenta la sua nuova produzione in forma di primo studio LAURA, adattato e diretto da Fulvio Sacco, che ne è anche interprete insieme a Raffaele Parisi. Lo spettacolo vede la partecipazione in voce di Marianita Carfora, le scene sono a cura di Mauro Rea, i costumi di Antonietta Rendina e i suoni di Andrea Cimmino.

LAURA, attraverso una storia semplice e ricca di colpi di scena, prende spunto dagli eventi terroristici di oggi non per parlare della violenza che invade e continuerà ad invadere le nostre vite quotidiane. La pièce è una tragedia intima in cui non uscirà nessuno vincitore.

L’associazione Murìcena Teatro, costituita da professionisti under 35, si occupa principalmente della promozione della cultura teatrale attraverso produzioni di testi inediti ed editi e attività laboratoriali pratiche e di studio.

SINOSSI

In una metropoli non identificata, tra circa quindici anni e sullo sfondo una guerra che ancora non conosciamo, ma di cui oggi abbiamo paura, due personaggi si incontrano casualmente in un appartamento.

Il padrone di casa è Enrico, scrittore di successo famoso per le sue ideologie e i suoi romanzi amorosi, mentre l’altro è Riccardo, rampollo di ricca famiglia, completamente disinteressato a tutto ciò che non riguarda lui e sua moglie Laura.

Le strade sono abitate da guerra e violenza, la tragedia che i personaggi vivono all’interno dell’abitazione li porterà a disinteressarsi completamente di ciò che accade fuori, trovandosi in una spietata partita a scacchi da dove potrebbe non uscirne nessuno vincitore.

NOTE DI REGIA

Ogni giorno assistiamo alla violenza del terrorismo. In Italia, in Europa e in tutto il mondo ci troviamo in una situazione politica evidentemente incerta. Nel 1961, John F. Kennedy nel celebre discorso all’ONU, affermò che “l’umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità”. Sulla base di questo è importante concentrarci sul futuro, un futuro che può non essere dei migliori. L’azione si svolge tra circa quindici anni, in una metropoli non identificata, ma con le proprie strade abitate da guerra e violenza. Ci troviamo in uno spazio vuoto, metafisico, sospeso, circondato da rumori esterni di continuo pericolo. In questo microcosmo, come in una spietata partita a scacchi, vengono fuori, mossa dopo mossa, le personalità dei personaggi che abitano lo spettacolo. Da un lato Enrico, giovane scrittore di successo famoso per le sue ideologie e i suoi romanzi amorosi, e dall’altro Riccardo, giovane rampollo di ricca famiglia e sua moglie Laura. Le rivelazioni, i conflitti e i colpi di scena li porteranno a vivere la tragedia in cui sono completamente coinvolti e da cui ormai, non possono più sottrarsi.

Lo spettacolo vede il suo embrione nello studio di “Notte degli uomini” di Jean Bernard-Luc e dai giorni successivi al massacro di Charlie Hebdo. In quei giorni mi trovavo a Parigi e credo di portare questa mia esperienza in “Laura” perché è uno spettacolo che parla di tutti noi e che punta ad emozionare e far riflettere, con una storia semplice, profondamente intima e piena di colpi di scena.

Fulvio Sacco

Primo studio. Dal 12 al 15 aprile 2018 dal giovedì al sabato alle ore 21 e la domenica alle ore 18:30

QUARTIERI AIROTS via Carlo de Cesare, 9 – 80132 Napoli

Info e prenotazioni: 081-18498998, dalle 11 alle 19 | info@airots.it

Biglietto unico euro 10,00

LAURA

adattamento e regia Fulvio Sacco

con Raffaele Parisi, Fulvio Sacco

con la partecipazione in voce di Marianita Carfora

scene Mauro Rea

costumi Antonietta Rendina

suoni Andrea Cimmino

artwork Rosita Vallefuoco

ufficio stampa Gabriella Galbiati

organizzazione Napoleone Zavatto

liberamente tratto da “Notte degli uomini” di Jean Bernard-Luc

una produzione Murìcena Teatro

durata 50’ circa

La canzone napoletana diventa pop

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Con il “That’s Napoli Live Show”

Dal 7 aprile al 15 luglio nella Chiesa di San Potito il concerto ideato dal maestro Carlo Morelli

Non un coro né un gruppo musicale, ma una vera e propria “filosofia di vita”. Nasce da una idea del maestro Carlo Morelli il “That’s Napoli Live Show” (www.thatsnapoliliveshow.com). «Uno spettacolo che spazia in un repertorio vastissimo – racconta il direttore del coro – accosta tra loro e talvolta fonde, con felice anticonformismo, la canzone napoletana classica con le sonorità del linguaggio pop-dance».

Si andrà da “Tammurriata nera” sulle armonie di “Eye of the tiger” dei Survivor, a “’O surdato ‘nnammurato” su quelle di “Roxanne” dei Police, e ancora “Comme facette mammeta” con “Hit the road jack!” di Ray Charles“’O Sarracino” su “I will survive” di Gloria Gaynor, fino a “Reginella” tra le note di “I want to break free” dei Queen e “Dancing Queen” degli Abba, e il mash up di “Luna Rossa” con “Mas Que Nada” di Sergio Mendes. In totale 16 brani per un’ora e mezza di spettacolo.

Lo spettacolo, prodotto da Gennaro Finizio e Fortunato Fazio, andrà in scena dal 7 aprile al 15 luglio nella chiesa di San Potito a Napoli (via Salvatore Tommasi, 1-7 – Zona Museo; posto unico 20€), e vede protagonista un organico di circa 22 cantanti e quattro musicisti. Ragazzi e ragazze under 35 di spiccate personalità, voci estremamente diverse l’una dall’altra unite da un unico scopo: diffondere buonumore, energia e positività attraverso la musica.

«L’idea è molto ambiziosa: essere un punto di riferimento dei turisti a Napoli, così come accade a Broadway, essere uno spettacolo permanente 8 mesi all’anno. Ci lavorano tutti i ragazzi contrattualizzati, ragazzi di talento, alcuni dalle periferie della città, gli daremo la possibilità di esprimersi. Per una Napoli che guarda al pop, al rock al jazz, una Napoli moderna, europea».

Un progetto artistico ma anche sociale. «I proventi andranno spesi anche per il progetto di restauro della chiesa di San Potito». Una chiesa che è stata concessa in uso dal Cardinale Crescenzio Sepe per il lavoro nel sociale svolto da Morelli e l’associazione “Ad alta voce”, nella speranza di farla tornare ai fasti di un tempo. «San Potito era chiusa e abbandonata dal terremoto del 1980, era devastata e con l’associazione abbiamo compiuto un enorme lavoro di pulizia e ripristino».

I ragazzi dai 18 ai 35 anni che fossero interessati ad entrare nel coro ed in un percorso formativo gratuito possono inviare la loro candidatura su www.comune.napoli.it/bandonapolicitychoir oppure www.thatsnapoliliveshow.com/#lavora.

Speciale evento poetico: Roberto deidier, Solstizio (Mondadori)

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Venerdì 6 aprile ore 18 Roberto Deidier, Solstizio (Mondadori)
L’incontro è dedicato all’opera poetica di Roberto Deidier con particolare focalizzazione sul volume “Solstizio” (ed. Mondadori)
In dialogo con l’autore ci sarà Carlangelo Mauro (poeta e critico letterario)
Le letture dei testi poetici saranno a cura dell’attore Giacomo Giorgio

Biografia di Roberto Deidier

Roberto Deidier nasce a Roma il 31 agosto 1965.
Dopo gli studi liceali si iscrive alla facoltà di Lettere dell’università «La Sapienza», dove si laurea nel 1991. Nella stessa università consegue, nel 1997, il Dottorato di Ricerca in Italianistica.
Il suo esordio poetico avviene nel 1989, sulla rivista «Tempo presente»: alcune sue poesie sono presentate da Elio Pecora, con cui instaura un lungo sodalizio affettivo e letterario. Nell’autunno di quell’anno, con gli amici Marina Guglielmi e Fabrizio Bolaffio, inizia a pubblicare un piccolo quaderno di poesia, «Trame»: il titolo è suggerito da Amelia Rosselli, prima lettrice delle poesie di Deidier e prima collaboratrice della nuova rivista, che prosegue fino al 1996.
Dopo avere pubblicato su numerose riviste, italiane e straniere, alla fine del 1994 Deidier consegna il suo primo libro alle edizioni Sestante, per la collana «Il mare in tasca», diretta da Fernando Marchiori e Silvia Raccampo. Il passo del giorno appare nei primi mesi del 1995, con una prefazione di Antonio Prete e la copertina di Piero Guccione, e ottiene il Premio Mondello per l’opera prima.
Dopo una breve collaborazione con le università di Roma Tre, di Cassino e con l’Enciclopedia Italiana, nel 1999 Deidier passa stabilmente all’università di Palermo. Con l’amico editore e stampatore Gaetano Bevilacqua pubblica la sua seconda raccolta di poesie, Libro naturale, arricchita da un’incisione di Giulia Napoleone, con la quale realizza altre plaquettes ed edizioni d’arte. Dal 2002 si trasferisce a Palermo, alternando frequenti soggiorni a Roma. Anche in Sicilia incontra scrittori e poeti, come Domenico Conoscenti, Roberto Alajmo, Evelina Santangelo, Nino De Vita, Maria Attanasio. Dopo l’improvvisa chiusura delle edizioni Sestante, propone a Marco Monina per le edizioni peQuod di Ancona di raccogliere in un unico volume le poesie dei primi due libri. Appare così Una stagione continua e nell’autunno dello stesso anno il nuovo libro, Il primo orizzonte, per le edizioni San Marco dei Giustiniani di Genova, con un’incisione di Piero Guccione.
Negli anni Duemila Deidier continua a pubblicare poesie in riviste, antologie, periodici, ma solo nel 2011 consegna a Marisa Di Iorio, per l’editrice Empirìa, un singolare quaderno di traduzioni, Gabbie per nuvole, senza i testi originali a fronte: un viaggio sentimentale tra le poesie che sono state importanti nel suo percorso di formazione. Infine, nel 2014, il lungo silenzio editoriale è interrotto da Solstizio, che appare nella collana «Lo Specchio» di Mondadori.

il sito dell’autore è
http://www.robertodeidier.it/

Il tempo del vino e delle rose
Caffè letterario

piazza Dante 44/45, Napoli
Info 081 014 5940

84 giorni: Le ombre del Caravaggio

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Spettacolo itinerante di NarteA

Sabato 7 aprile ore 18.30 e 20.15

Sabato 7 aprile (ore 18.30 e 20.15), a Palazzo Ricca, sede dell’Archivio Storico del Banco di Napoli (via Tribunali 214), torna 84 giorni – Le ombre di Caravaggio, scritto e diretto da Febo Quercia, con Mario Di Fonzo, Annalisa Direttore, Andrea Fiorillo, Matteo Lanzara, Peppe Romano. Lo spettacolo itinerante di NarteA, partendo da una fede di credito ritrovata presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli, ricostruisce scenicamente le vicende misteriose legate alla realizzazione di un quarto Caravaggio a Napoli. Per partecipare all’evento è necessaria la prenotazione ai numeri 339 7020849 o 333 3152415. Costo biglietto: 15 euro.
Nel capoluogo partenopeo il pittore dissoluto e chiaccherato per le sue ambigue frequentazioni – amante sia di donne sia di uomini, spavaldo nel guardare in faccia la vita come la morte – incontra un uomo senza scrupoli, il mercante Radolovich, che gli commissiona una Madonna col Bambino in braccio. Testimonianza certa vuole che il quadro di Radolovich sia stato pagato all’artista in anticipo: 200 ducati. Lo attesta una fede di credito ritrovata tra le cedole di pagamento dell’Archivio Storico del Banco di Napoli, che recita: «A Niccolo Radolovich ducati 200 e per esso a Michelangelo Caravaggio, dissero per il prezzo di una cona de pittura che l’adda fare et consignare finita per tutto dicembre prossimo venturo, di altezza palmi 13 e 2/3 et larghezza di palmi 8 e 1/2 con le figure cioè di sopra, l’immagine della Madonna col Bambino in braccio, cinta di cori d’angeli et di sotto San Domenico et San Francesco nel mezzo abbracciati insieme dalla man dritta San Niccolo e dalla man manca San Vito»

Della Madonna col Bambino in braccio non è stata però rinvenuta alcuna traccia a Napoli. Al temibile Radolovich, l’uomo che tenta di rubare l’anima al grande artista imponendogli la commissione di un quadro il cui soggetto considera mediocre, Caravaggio oppone tutta la sua grandezza. Che cosa accadde, dunque, tra il tormentato Merisi, capace di scrutare tra le profondità e gli abissi dello spirito umano e l’avido mercante? Tante le ipotesi emerse lungo il corso della storia: si sostiene che il quadro non sia mai stato realizzato o che sia entrato nella composizione delle Sette opere della Misericordia. Incompiuto o portato a termine da altra mano, le dicerie si rincorrono giungendo fino a Vienna, dove una Madonna del Rosario sembra incarnare esattamente le caratteristiche della commissione di Radolovich.

Come in un giallo storico, Febo Quercia ricostruisce la vicenda, muovendosi tra testimonianze scritte e le ombre di un uomo tormentato, che ha fatto dei suoi demoni fulgida bellezza, traendo ombre dalla luce e luce dalle sue stesse tenebre interiori.

Scarrafunera al Nuovo Sancarluccio

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Da giovedì 5 a domenica 8 aprile a Napoli

 

Da giovedì 5 a domenica 8 aprile(giovedì, venerdì e sabato ore 21:00 – domenica ore 18:00), presso il Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli, si terrà lo spettacolo “Scarrafunera” di Cristian Izzo interpretato da Roberto Azzurro che ne cura anche la regia.

Note di regia

Siamo tutti ancora un po’ animali. Siamo tutti un po’ esseri umani. Da questa riflessione parto, dopo aver interpretato alcuni esseri umani che sembrano stare al di sopra di altri esseri umani, alcuni esseri umani speciali insomma speciali – Pier Paolo Pasolini, Oscar Wilde, Boni de Castellane – e dunque stavolta divento lo “scarrafone”.

E finalmente, senza ricorrere al favoloso Gregor Samsa di Kafka, eccone un altro, senza nome, ma fatto di versi. E, nell’intento di diventare altro sulla scena – un “altro” apparentemente così lontano da noi – quando ho “incontrato” Scarrafunera di Cristian Izzo, mi sono reso conto che poi così tanto lontano non ero.

Infatti lui stesso dice: Una scarrafunera è un nido di scarafaggi. Ed è qui che rifletto su una somiglianza naturale tra l’uomo e lo “scarrafone”, che non ha nulla a che vedere con i ben noti cliché riguardanti lo schifo, il ribrezzo provocati da questo antipatico essere vivente e più vicina a quanto detto da Joyce in “Dubliners”, o da Dickens in “Hard Times”.

L’essere umano, come lo scarrafone, non si percepisce come componente di una collettività, ma si concepisce come principio e fine di un Universo a sé stante, ed in questo continuo affermarsi e prevaricarsi di “ego” ipertrofici crea un movimento spastico, violento, convulso e continuo, pur restando sempre immobile, nello stesso punto.

Una pesante immobilità, una irrisolutezza nevrotica, che sembra entrata nella quotidianità, di chi s’illude di conquistare il Mondo, rubando la mela del vicino, mentre lui non è in casa, perché occupato a rubare un’altra mela, ad un altro vicino: magari, proprio a lui.

Certo, dopo la mia terribile esperienza mi risulta più diciamo così impegnativo recitare questo scarrafone che riflette e teorizza sulla vita, sulla condizione animale e umana, e soprattutto la morte. Ma il teatro è affascinante proprio per questo, per il modo che ha di congiungere vite e vite, per la capacità di indagare sulle altrui e sulle proprie esistenze, per quanto riesca ad avvicinarci ad altre dimensioni che risultano poi essere molto più vicine di quanto non sembrassero.

Amaritudo Vitae. Me Sfasterio all’Accademia “Giuseppe Verdi”

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Liberamente ispirato all’opera di Annibale Ruccello

 CON

ILARIA ARRA, RENATO BISOGNI,
GIUSEPPE DI SOMMA, GIULIA MENNA, PASQUALE SOMMELLA

SCENE

SISSI FARINA

REALIZZAZIONE SCENE

SISSI FARINA

COSTUMI

ANNA VERDE

REGIA E ADATTAMENTO

NICOLA LAIETA

Sabato 7 aprile alle ore 20:30 piazzale Vanvitelli, 15 – Volla in provincia di Napoli

 

Sabato 7 aprile alle ore 20:30 all’Accademia “Giuseppe Verdi” (piazzale Vanvitelli, 15 – Volla in provincia di Napoli), nell’ambito della Rassegna teatrale e musicale Teatro Maria Aprea, l’Associazione Trerrote e l’Associazione Maestri di Strada Onlus presentano “Amaritudo Vitae. Me sfasterio” liberamente ispirato all’opera di Annibale Ruccello.

Lo spettacolo, ad ingresso gratuito, è adattato e diretto da Nicola Laieta e con Ilaria Arra, Renato Bisogni, Giuseppe Di Somma, Giulia Menna, Pasquale Sommella.

 

Il testo del monologo “La telefonata” di Annibale Ruccello è stato sostanzialmente modificato con l’inserimento di un personaggio non previsto dall’autore. Nonostante le sue riserve, l’erede di Ruccello ha autorizzato eccezionalmente e per la sola data del 7 aprile 2018 tale modifica nella considerazione della lodevole motivazione sociale ed educativa addotta dall’Associazione Trerrote nel richiedere il permesso di rappresentazione”.

SINOSSI

Nel 1986 Annibale Ruccello registrò alla Siae un “monologo in quattro parti”, riportando il titolo “Mamme” e non “Mamma”, come venne poi intitolato nella versione edita.

Quattro brevi atti unici nei quali la fiaba si trasforma in delirio, cattiveria, insensatezza. Nel primo episodio (“Le fiabe”, non a caso, una rivisitazione del cunto napoletano) Gli eroi di Ruccello appartengono ad una umanità ambigua, ambivalente, sporca e, per certi versi, appunto, eroica perché vinta dalla storia e dal tempo. Sono le tre eroine, tre donne in tre storie tragiche. La “Maria di Carmelo”: vita quotidiana di una donna ospite di un manicomio perché convinta di essere la Madonna, reso con la tesa ruvidità e scabrezza dei suoi deliri antichi e post-moderni insieme, ed un degradato rapporto con le suore. “Mal di denti”, tratto da “Notturno di donne con ospiti”, ovvero una mamma che nella sofferenza temporanea del mal di denti, nel giorno di Venerdì santo, scopre che la figlia Adriana è incinta; le sue considerazioni spaziano dal senso comune di vergogna/rabbia al rifiuto del pensiero di scendere di un gradino sociale (!) imparentandosi con il figlio di un operaio, fino alla tragedia del suicidio della ragazza.

Ed infine, il monologo che chiude l’opera: “La telefonata”. In questo monologo, un’unica, lunga e concettualmente infinita telefonata la Mamma – nel preoccuparsi dei massimi sistemi dell’umanità ovvero telenovelas e gossips – quelle che oggi sarebbero l’umanità in scena delle defilippomaria e barbaradurso e dei verissimo – segue estreme ed allucinanti presenze televisive mischiate a quadretti familiari che ne vogliono imitare i fasti – e mentre fa ciò contemporaneamente bada o meglio strilla ai suoi figli e nipoti, a cui sono stati imposti nomi delle soap-opera allora in voga: Veruska, Morgana, Ursula e Isaura, in una simbolica perdita della tradizione e del rapporto con il proprio territorio fisico, e nell’iniziale transisto verso quello mediale. Qualche anno dopo a Napoli non a caso sarebbero nati tanti Diego (medialità calcistica), come oggi negli anni Dieci, tante Sofie (bimbe della neo-borghesia fintamente sapienziale).

 

NOTE DI REGIA

C’è una antica parola della teologia morale che mi sembra esprima il sentimento comune alle storie che si incrociano in questo gioco teatrale. Questa parola è “Accidia”, o “Sfasterio” nel napoletano dei nostri tempi.

L’accidia, uno dei sette peccati capitali, colpisce chi ha perso la speranza, e con essa il senso e il respiro del futuro, costringendo le vittime di tale melanconia all’immobilità, alla pura contemplazione del vuoto, all’evasione da se stessi e dal mondo attraverso la “evagatio mentis” (i moromorii del passato) e la “instabilitas proposiri” (la guerriglia umorale praticata con chi le è prossimo)

Senza distinzione generazionale, ne sono affetti i personaggi di questo spettacolo, siano essi i figli confusi, nauseati, alterati da un “troppo” percepibile ma irraggiungibile; siano esse le loro mamme, nere, ansiose, respingenti, evanescenti.

Ci sembrano come uccellini in gabbia, deportati in un altrove sconosciuto, orfani di un armonia perduta tra madre e figlio insieme, unico-corpo natura proteso verso il mondo.

Nicola Laieta

Ingresso libero con prenotazione obbligatoria: 320 21 66 484

 Deportati è la parola preferita da Ruccello per definire i propri personaggi frastornati dai mutamenti socio.economici.

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